Strage di Srebrenica: una testimone racconta a Cesena

“Srebrenica. I giorni della vergogna”: è emblematico il titolo del libro di Luca Leone, scrittore, giornalista, cofondatore di Infinito Edizioni, la cui penna da oltre vent’anni insegue le tracce delle responsabilità e delle conseguenze della guerra in Bosnia-Erzegovina. Luca Leone è stato invitato dalla Biblioteca Malatestiana di Cesena con Andrea Cortesi, direttore di Iscos Emilia-Romagna, e con Tamara Cvetkovic, testimone del massacro di Srebenica, per parlare di “Pro memoria Srebrenica”, oggi 16 aprile (ore 18) sulla pagina Facebook della biblioteca. Con loro la direttrice scientifica della Malatestiana Giliola Barbero.

Storia di un massacro

Luglio 1995: dopo tre anni di una guerra terribile, gli accordi di Dayton sono alle porte, verranno firmati infatti nel novembre successivo nella omonima base in Ohio. Nonostante l’Onu abbia inviato forze d’interposizione nell’area di Sarajevo, Tuzla, Zepa, Gorazde, Bihac e nella stessa Srebenica (dichiarata zona protetta con una risoluzione del 1993), il 9 luglio unità dell'Esercito della Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina guidate dal generale Ratko Mladić e appoggiate dai paramilitari noti come “Scorpioni”, attaccano l’enclave di Srebrenica. Ci sono migliaia di persone e famiglie bosniache di religione musulmana, rifugiatesi qui nel corso della guerra. I maschi vengono portati via su decine di camion che per ore fanno la spola. Vengono tutti uccisi, e gettati in fosse comuni che a tutt’oggi hanno restituito quasi 7.000 corpi. Ma di circa 1.500 ragazzi, uomini, anziani non esiste neppure una tomba.

Onu, gravi responsabilità

Gravissime le responsabilità dei caschi blu dell’Onu e delle tre compagnie olandesi di rinforzo: nonostante dovessero proprio proteggere la popolazione civile, di fatto disarmano i bosniaci e impediscono a chiunque di fuggire. Nel dicembre del 2006, il ministero della Difesa olandese pensa bene però di ricompensarli con una medaglia, per il loro ruolo di “peace keeping”.

La vergogna

E qui sta la vergogna: la vergogna di un Occidente indifferente alla verità su una guerra combattuta alle porte di casa. La vergogna di molti di noi, che hanno guardato bombardamenti e profughi al telegiornale senza chiederne conto alla politica del proprio Paese. La vergogna dell’Europa, pronta a spartirsi le spoglie della Jugoslavia, e a sostenere per questo chiunque facesse il lavoro sporco.

“Pro memoria Srebrenica”, quindi: e questa ennesima strage ci aiuterà a non dimenticare?

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