Spiagge in Romagna: in 13 anni 26 eventi estremi, il clima è già cambiato

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Non fosse bastata la siccità degli ultimi due anni, l’alluvione del maggio scorso, l’ondata straordinaria di caldo delle ultime settimane, il tornado che si è abbattuto nella Bassa Romagna e l’avvento delle cavallette sull’arenile tra Rimini e Cervia, i dati di Legambiente relativi agli eventi che hanno colpito il litorale emiliano romagnolo tracciano l’ennesima tendenza a prova di negazionismo climatico: in base al Dossier Spiagge presentato a Cesenatico in concomitanza con l’attracco della Goletta Verde, dal 2010 su 14 comuni costieri 9 sono stati colpiti da calamità meteo-idrogeologiche. E sono stati ben 26 negli ultimi 13 anni gli eventi estremi registrati: 9 con danni provocati da mareggiate, di sempre maggiore intensità e anche fuori stagione, 7 legati a trombe d’aria e raffiche di vento, altrettanti allagamenti per piogge intense, 2 esondazioni fluviali e un danno da grandinate. Più colpita l’area ravennate con 6 episodi, cui si aggiungono i 4 di Cervia, poi Rimini e Cesenatico (5 in ciascuno dei due territori).

La campagna estiva a difesa delle acque e delle coste italiane mette dunque in risalto ancora una volta i segnali di un cambiamento del clima ormai evidente, secondo un fil rouge che ricollega gli ultimi eventi che hanno sconvolto la Romagna, e i cui effetti sono ancora visibili, a quelli del passato recente finiti nel dimenticatoio come l’allagamento di Lido di Savio e Cesenatico in occasione della mareggiata eccezionale del febbraio 2015, la Marina di Ravenna sott’acqua l’anno seguente e la tromba d’aria che ha segnato Milano Marittima nel luglio del 2019, tanto per citarne alcuni. Episodi che presi singolarmente potrebbero apparire occasionali, ma che messi in fila appaiono come una preoccupante conferma di un clima che è mutato.
Il tutto in un contesto reso fragile dalla subsidenza e dall’erosione costiera (con oltre il 68% di costa modificata tra il 2006 e il 2019, di cui il 32,3% in erosione, secondo i dati Ispra) oltre che dall’urbanizzazione: il 10% del consumo complessivo di suolo su base regionale interessa le aree dei comuni costieri, nonostante la ridotta estensione rispetto alla restante parte del territorio.
Altro aspetto di criticità secondo l’associazione ambientalista è quello relativo alle concessioni balneari che ammontano a ben 1.313, ovvero il 10,8% del totale nazionale con situazioni ritenute emblematiche come quella di «Gatteo con il 100% di spiaggia in concessione», così come quelle di Rimini, Cervia, Cattolica, Misano Adriatico e Riccione, «tutte tra l’80 e il 90% di litorale dato in concessione» secondo le stime elaborate da Legambiente.
Non mancano i progetti virtuosi che, per la Goletta Verde, indicano la giusta direzione tra buone pratiche in atto contro l’erosione costiera e stabilimenti green, come il Parco del Mare di Rimini, Operandum e AdriaClim. Esperienze che da sole potrebbero però non bastare in una regione come l’Emilia-Romagna, che ricade tra la più vasta area inondabile della pianura padana e del delta del Po, per un totale di quasi 5.500 km quadrati di superficie a rischio inondazione secondo la proiezione degli scenari climatici all’anno 2100 da parte dell’Enea.

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