Spiagge, Biagini: "A Rimini non c'è arenile libero"
La spiaggia riminese oggetto di concessione non solo è scarsa, ma è addirittura inesistente e l’interesse transfrontaliero certo già consolidato. Il Coordinamento nazionale mare libero, guidato dall’avvocato Roberto Biagini, rispondendo a Mauro Vanni, presidente Confartigianato imprese demaniali, torna a ribadire il concetto.
«Sono anni che Vanni - si legge in una nota - racconta fantasie intorno alle regole che governano l’arenile e puntualmente viene smentito su tutto. Che si limiti ad aprire gli ombrelloni e stendere i lettini e lasci perdere il Consiglio di Stato che non è materia per lui».
«Le “corti” italiane ed europee - spiega l’ex assessore al demanio - hanno da tempo consolidato i concetti di “scarsità della risorsa spiaggia e di “interesse transfrontaliero certo”, ovvero l’appetibilità economica della concessione. A Rimini la spiaggia potenzialmente oggetto di concessione non solo è “scarsa” ma addirittura “inesistente” in quanto il 91% è occupato da stabilimenti mentre solo il 9% è in modalità libera. Dal momento che il Comune sarà obbligato ad aumentare in maniera consistente la percentuale di spiagge libere esso dovrà per forza “bandire le pubbliche evidenze” per quella parte ridotta di demanio che riterrà di utilizzare in modalità concessoria».
Secondo il presidente di Mare libero i “bagnini” fanno finta di non capire che la Direttiva Bolkestein deve essere applicata in coordinamento con il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europa, il quale impone le pubbliche evidenze a prescindere dalla Bolkestein e dal concetto “della scarsità della risorsa spiaggia” in quanto «l’interesse transfrontaliero certo” - ossia l’appetibilità economica della concessione, cioè il business che gira intorno al settore - obbligherebbe in ogni caso le gare per il semplice motivo che tutti gli imprenditori dell’Unione Europea, italiani e non, hanno diritto a poter accedere a quel mercato», a prescindere dalla “scarsità o no della risorsa” spiaggia.
«Non credo - conclude Biagini - che Vanni, visto l’accanimento con cui lui e i “bagnini” da anni “urbi et orbi” difendono il proprio conto in banca, frutto del “business” che ha appunto fonte nel rapporto concessorio con l’ente pubblico, possa contestare questa attitudine della concessione di cui è titolare a incrementarlo notevolmente. È suonata la campanella. La “pacchia” è finita».