Spaccio di coca a Cesena: testimoni in difesa di 3 accusati

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In tre sono a processo per detenzione a fini di spaccio dopo una lunga indagine che ha portato ad una serie di arresti e già a condanne in altri contesti, sempre in Tribunale a Forlì.

I testimoni chiamati in causa da accusa e difesa, prevalentemente acquirenti e piccoli consumatori di cocaina, hanno però raccontato al giudice Marco De Leva di essere stati in qualche maniera “forzati” alle accuse formulate contro i tre imputati. Cosa che diventerà oggetto di profonda discussione nella prossima (e ultima) udienza del procedimento prevista per la fine del mese di giugno.

Alla sbarra con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio ci sono tre imputati di origine albanese residenti in zona (difesi dagli avvocati Fabrizio Briganti e Alessandro Sintucci).

Le storia prende vita a cavallo tra gli anni 2016 e 2017. Quando la squadra mobile di polizia aveva messo nel mirino un giro di spaccio che si snodava tra il forlivese ed il cesenate, passando anche per la riviera. Lunghi mesi di pedinamenti ed intercettazioni. Durante i quali, senza essere mai notati, gli investigatori adocchiavano lo scambio di soldi con cocaina, e poi fermavano gli acquirenti.

Per il consumo di droga c’è una segnalazione come assuntore che ha ripercussioni sulla patente di guida oltreché prevedere sanzioni e controlli a cadenza regolare per dimostrare di non far più uso di droghe.

Ma l’informazione primaria che cercavano i poliziotti, come spesso accade in questi casi, è legata alla testimonianza sul “da chi” quella droga era stata comprata.

Dopo aver assommato numerosi appostamenti ed aver intercettato un numero congruo di consumatori, scattarono le manette e le denunce in stato di libertà. Per poco meno di una decina di coinvolti, alcuni dei quali finirono arrestati in un’inchiesta che venne allora coordinata dal pm Filippo Santangelo.

Tutti gli altri coinvolti nella vicenda hanno patteggiato o hanno riportato condanne davanti al Gup in rito abbreviato negli anni scorsi. Pene per detenzione ai fini di spaccio.

La stessa accusa di cui, per ultimi, devono rispondere i tre cittadini albanesi ora alla sbarra. In aula (il pm è Francesco Buzzi) una decina di consumatori tra persone di cui è stata acquisita la versione resa a verbale ed altre che si sono presentate alla chiamata di avvocati e procura sono stati ascoltati. La metà di loro ha però “spiegato”, a distanza di tempo, non di aver acquistato droga dai tre imputati. Ma di essere stati “indotti” dalla polizia a sostenere questa tesi. Per non incappare in un’accusa di favoreggiamento allo spaccio di droga.

Testimonianze che ora mettono accusa e difesa su binari ancor più contrapposti di quanto già solitamente non avvenga in un processo penale. Al termine della discussione, alla prossima udienza, il giudice dovrà decidere se credere a quei testimoni, che smentiscono le accuse di spaccio per i tre imputati e gettano in cattiva luce l’operato della polizia, oppure se ritenerli tutti inattendibili e chiedere per loro il rinvio degli atti in procura per falsa testimonianza. Una via di mezzo, al netto di altri colpi di scena inattesi nell’ultima udienza, non si intravede.

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