Sostenibilità oltre al profitto, Hera Luce diventa Società benefit

Hera Luce, tra i principali operatori nazionali dell’illuminazione pubblica, diventa Società benefit, vale a dire una realtà che oltre al profitto «ha come attività prevalente la creazione di un impatto positivo su persone e ambiente», insomma un servizio alla comunità. Alessandro Battistini, direttore generale della controllata del Gruppo Hera, spiega a Verde il perché e il come di questa scelta.

Direttore, che cosa vuol dire essere una società benefit nel campo della pubblica illuminazione?

«Hera Luce sviluppa proposte, attività e progetti per i territori e i cittadini sovrapponendo business, priorità dell’“Agenda Globale” e politiche del Green New Deal. Diventando società benefit, il concetto tradizionale di azienda si evolve in un’ottica di sostenibilità e beneficio comune».

Nella pratica?

«Abbiamo inserito nel nostro statuto la finalità di “operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente”. Questo passo rientra nell’approccio Smart Sustainable City/Land che l’azienda adotta da sempre, per progettare e proporre soluzioni concrete per costruire un ambiente più abitabile per noi e per le generazioni future».

Che cos’è esattamente l’approccio Smart Sustainable City/Land?

«È uno strumento olistico messo a punto per dare forma agli obiettivi dell’Agenda Onu 2030, con cui ci affianchiamo alle città ed ai territori per progettare e proporre soluzioni concrete, aiutando così le Amministrazioni a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e ad adattarsi allo scenario futuro. Attualmente è l’unico modello a impiegare metriche con parametri oggettivi, aggiornabili e confrontabili, con la possibilità di realizzare un benchmark su scala locale o nazionale. Prevede mappature dettagliate del territorio per avere il pre e post intervento per comprendere i vantaggi diretti e indiretti delle proposte, misurandone quantitativamente la sostenibilità. Un approccio che permette di affrontare le sfide della transizione energetica e dell’economia circolare, che innerva la sostenibilità in diversi aspetti».

Quindi la circolarità si può misurare…

«Sì, alla Camera dei Deputati, nell’ambito di un programma di conferenze sull’economia circolare, abbiamo evidenziato come la misurazione con dati quantitativi sia l’unico approccio che permette ai clienti di scegliere le soluzioni più sostenibili, passando da un servizio tradizionale lineare ad un modello di servizio innovativo circolare. Per questo abbiamo creato un sistema di misurazione che analizza i materiali impiegati negli impianti di illuminazione durante tutto il loro ciclo di vita in termini sia di flussi di materia, sia economici. Per esempio, per i 15mila punti luce che abbiamo riqualificato a Cervia e Misano Adriatico, la certificazione del bilancio di circolarità materica attesta che l’80% dei componenti impiegati potrà essere inserito nel circuito del riciclo.

Il nostro sistema di valutazione ha anticipato i requisiti sulla circolarità previsti dai Criteri ambientali minimi e dal 2022 è stato certificato da ente terzo (prima azienda italiana) per dare la certezza ai clienti della veridicità dei dati che dichiariamo, con l’obiettivo di contrastare possibili pratiche di greenwashing».

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