Sogliano, Paola Sabbatani Quintet a Borgo Sonoro

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Parlare in musica di libertà, diritti civili, di antifascismo, spiazzando però il pubblico, facendolo riflettere attraverso il ritmo, infondendo sorriso e una carica di adrenalinica energia. Avviene nella magia del “Borgo sonoro”, stasera alle 21.15 sul piazzale della chiesa di Montegelli di Sogliano. Si deve a Paola Sabbatani Quintet, che presenta lo spettacolo “Allontana da me”.

Romagnola faentina ma forlivese d’adozione, Sabbatani è cantante, autrice, e musicista che ama circondarsi di musicisti di prim’ordine. Stasera ad affiancare l’artista, voce e fisarmonica, salgono sul palco intimo e colloquiale Roberto Bartoli al contrabbasso, Gianluca Berardi batteria, Maurizio Piancastelli tromba (ha suonato a lungo con gli Stadio) e Daniele Santimone alla chitarra. Il programma prevede canzoni e musiche di artisti anche internazionali, da Chico Buarque a Giorgio Gaber, da Kurt Weill al Trio Lescano.

La sua storia d’artista, Paola, passa musicalmente attraverso un impegno anche civile; stasera promette uno spettacolo impegnato ma divertente, in che modo? «Presento un concerto nato per il “900fest” 2022 che ha trattato anche il tema dei fascismi. Dove ho eseguito pezzi e canzoni su antifascismo e antidittature, per la libertà, estrapolate da paesi e da epoche diverse, ma spiazzando e sorprendendo il pubblico. Ciò proponendo pezzi che nulla hanno a che fare con le canzoni popolari legate al genere, e più conosciute. Non solo; pezzi spesso canticchiati inconsapevolmente come motivetti ilari, e dunque niente di ciò che ci si aspetterebbe da una serata su questi temi».

Ci sveli i titoli dei pezzi che stasera eseguite nella piazza del Borgo. «C’è ad esempio la brasiliana “Cálice” di Chico Buarque scritta nel 1973, con il Brasile sotto dittatura. È giocata sul doppio significato della parola, da un lato si rifà all’evangelico “Padre allontana da me questo calice”, dall’altro al senso di “sta zitto”, significato che la pone contro la censura. C’è anche la “spensierata” “Pippo non lo sa” cantata da Silvana Fioresi e Trio Lescano ma costretta a censura dal regime, in quanto considerata ispirata al gerarca fascista Achille Starace che veniva deriso per il suo camminare impettito, anche se nella realtà non era così. C’è poi “Nel ’22 sognavo già l’amore” un valzerino scritto da Dario Fo e cantato da Laura Betti, e ancora “Il pugile sentimentale” del russo dissidente Vladimir Vysotskij, ripresa anche da Eugenio Finardi e Vinicio Capossela, e “Morning Gymnastics”, visto che i regimi hanno sempre avuto il mito del corpo sano. Ecco perché lo reputo un concerto sorprendente. Aggiunto il Kurt Weill e Brecht di “Alabama song” resa famosa anche dai Doors, Gaber e altro ancora».

Insomma, un cantare serio ma anche giocoso. «Dobbiamo trovare il modo di parlare di temi importantissimi evitando didascalia e retorica, in modo anche piacevole e carico di energia; temo altrimenti che allontaniamo anziché portare la gente e i giovani a riflettere su argomenti fondamentali del nostro vivere».

Euro 5. Info: 351 7917480

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