Simona Ballardini: «Ricordi tanti e nemmeno un rimpianto»

«Ricordi tanti e nemmeno un rimpianto». Non sarà facile per Simona Ballardini metabolizzare il ritiro dalle scene. Per lei è già pronto un posto da team manager in quella E-Work che ha condotto alla serie A1, ma il campo è un’altra cosa.

Simona Ballardini, quando e come è maturata la decisione di non giocare più? E soprattutto, quanto è stata sofferta?

«È stata soffertissima perché non avrei mai smesso. Mi divertivo troppo a giocare, ma il mio fisico mi ha dato dei segnali chiari. Stavolta il corpo è stato più forte della testa. Nelle ultime partite ero dolorante dappertutto, ho voluto preservarmi per la mia vita futura. È giusto così: è finito un ciclo, bellissimo e adesso ne inizia un altro. Starò a fianco della “mia” squadra in un altro ruolo».

È pronta per l’avventura da team manager nella squadra della sua città?

«Già in passato ho fatto un po’ da raccordo tra la società faentina e la squadra, quindi direi sì, mi sento pronta. Però lo scopriremo meglio vivendo».

Quali sono stati i momenti migliori e quali invece i peggiori della sua lunga e avvincente carriera?

«Quello peggiore è stato in occasione del primo infortunio al ginocchio, che ha rischiato di compromettere seriamente il mio futuro. Di migliori ce ne sono tanti, non uno in particolare. Certamente quelli vissuti a Faenza hanno un sapore speciale, perché quando giochi nella tua città senti sempre qualcosa in più».

Lo scudetto sfumato nel 2007 è un grosso rimpianto?

«Non parlerei di rimpianto, ma di grosso dispiacere. Non è un rimpianto perché in quella stagione abbiamo dato il 110 per cento e più di così non avremmo potuto fare. Il rimpianto ce l’hai se senti di non aver fatto tutto il possibile. Sono strasicura che senza infortuni, il mio e di Eric, avremmo vinto quello scudetto».

Tra le compagne di squadra e gli allenatori, chi le dato di più?

«Il gruppo di Faenza degli anni d’oro, tra il 2004 e il 2007, era davvero fantastico, dentro e fuori dal campo. Tra gli allenatori, hanno significato molto per me Paolo Rossi, Giampiero Ticchi, al quale, e di questo mi dispiaccio, ho dato fiducia in ritardo, e Lollo Serventi. Poi, naturalmente, Cristina Bassi, che mi ha visto crescere e a cui sono legatissima».

Adesso avrà più tempo per dedicarsi alla politica, visto che lei è consigliere comunale e presidente della commissione cultura, istruzione e sport?

«Ci proverò, è un mondo tutto da scoprire. Amo la mia città e proverò a dare una mano».

La Faenza della palla a spicchi le deve molto...

«Il mio sogno era diventare una giocatrice di pallacanestro e l’ho realizzato. Adoro follemente questo sport e adoro follemente Faenza. Aver giocato per tanti anni nella squadra della mia città è motivo di orgoglio e mi dà immensa felicità».

Chi si sente di ringraziare ancora per questo suo bellissimo viaggio?

«Innanzitutto i miei genitori e mia sorella Cecilia: loro tre sono stati una presenza costante e imprescindibile. E poi le mie amiche di sempre: Ciuffi, Ania, Vigna, Laurina, Lady, Silvia, Titti, Eli. Il dottor Perna, che mi ha rimessa in piedi più volte, e il preparatore Nico Bosi. Quindi il mio ultimo presidente, Mario Fermi, che è unico e speciale. E naturalmente tutto il pubblico di Faenza, che ci ha sempre inondate di entusiasmo e affetto».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui