Shoah, il saggio di Daniele Susini sulla Resistenza ebrea

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Le “zone grigie” della storia e della memoria collettiva: a Rimini l’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea, in collaborazione col Mémorial della Shoah di Parigi, ha percorso nei mesi scorsi, attraverso un ciclo di conferenze, i processi di rimozione della memoria collettiva, e l’uso politico della storia da parte dei regimi nazista e fascista.

Conclusione, lunedì 12 aprile: alle 17.30, presentato da Antonio Mazzoni, Daniele Susini, autore di “La resistenza ebraica in Europa. Storie e percorsi 1939-1945” (Donzelli ed.), dialoga con Mirco Carattieri.

L’immagine collettiva che si ha degli ebrei e del loro rapporto col nazismo fa parte infatti a sua volta della “cattiva memoria”. Accanto alle famiglie, spaurite e disorientate, con qualche valigia a contenere tutta una vita, oltre ai bambini con i numeri tatuati sugli avambracci o gli scheletri viventi che avanzano verso le macchine da presa al momento della liberazione dei campi di concentramento, esistono infatti la Brigata ebraica costituitasi nel 1944, e molti altri panorami poco noti.

E anche grazie al “Progetto Memoria” del Comune di Rimini coordinato da Laura Fontana, Susini, ricercatore e docente con decine di progetti all’attivo sui temi della Shoah e della Resistenza, si è interessato proprio alle forme di resistenza ebraica. «Il dibattito sul tema – afferma infatti Susini – del resto si è riacceso ultimamente anche nella storiografia ebraica, che ha proposto un punto di vista nuovo sui comportamenti tenuti dagli ebrei in tutta Europa, contribuendo inoltre a sottolineare l’unicità della Shoah. Gli ebrei non si consegnarono ad essa come vittime sacrificali: le forme di reazione, o di resistenza, furono infatti molteplici, compresa quella non violenta che mirava alla conservazione di sé e della propria famiglia, e di conseguenza del proprio popolo, di fronte alla volontà del regime nazista di cancellare le tracce stesse del passaggio sulla terra degli ebrei».

Ma, afferma ancora lo studioso, la “persecuzione dei diritti” avvenuta in tutta Europa dall’emanazione delle leggi razziali, portò a un risultato forse meno appariscente ma ugualmente tragico.

«Hitler perse la guerra, non perse però la guerra contro gli ebrei. Lo dimostra la situazione dei paesi dell’Est europeo, dove vivevano milioni di ebrei, campagne, villaggi, aree urbane dove ne è stata cancellata persino la memoria».

La conferenza viene trasmessa su YouTube dell’Istituto storico.

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