Settanta anni del film "I vitelloni" di Federico Fellini

La prima uscita pubblica avvenne il 26 agosto del 1953, alla XIV Mostra del cinema di Venezia. I vitelloni, terzo film diretto da Federico Fellini, il secondo in solitaria, venne premiato con uno dei sei Leoni d’argento che quell’anno la giuria decide di assegnare ad altrettanti film, rifiutandosi di attribuire il Leone d’oro. Per il regista riminese, reduce dal flop de Lo sceicco bianco, si trattava del primo successo di pubblico e critica. Con I vitelloni Fellini inoltre sfonda per la prima volta anche a livello internazionale. Insomma, il suo nome comincia a farsi riconoscere come regista e la consacrazione planetaria non tarderà ad arrivare: il film successivo (che nei piani di Fellini doveva essere il terzo film ma non fu realizzato subito per difficoltà produttive) sarà La strada che vincerà l’Oscar come miglior film straniero nel 1957 e trasformerà la coppia Federico Fellini e Giulietta Masina in autentiche star.
Per i settant’anni della celebre pellicola realizzata (su soggetto scritto con Ennio Flaiano) con l’idea «di giocare uno scherzo a certi amici che avevo lasciato in provincia» come dirà il regista, il Fellini Museum del Comune di Rimini e il Dipartimento delle arti dell’Università di Bologna hanno chiamato a raccolta una ventina di studiosi provenienti dalle università di tutta Italia che si avvicenderanno a partire da oggi pomeriggio (ore 15 in Cineteca) per riprendere domani mattina al cinema Fulgor (dalle 9.30) e proseguire nel pomeriggio (dalle 15).
Tra questi anche Cecilia Brioni, brillante giovane studiosa delle realtà giovanili italiane della seconda metà del Novecento, “cervello in fuga” oggi docente al Trinity College di Dublino, che interverrà intorno al tema dei giovani nel cinema degli anni Cinquanta.
«La presenza di Cecilia Brioni – spiega Roy Menarini, coordinatore del convegno – fornirà una cornice di riferimento importante raccontandoci come erano i giovani nel periodo in cui uscì il film. Un aspetto, questo, significativo se pensiamo che buona parte del successo de I vitelloni fu dovuto al fatto che accorsero a vederlo molti giovani tra i venti e i trent’anni. All’epoca Fellini non era ancora un nome di richiamo ma evidentemente con quel suo film seppe raccontare una certa indole di una generazione che cambia».
Una situazione che tutto sommato assomiglia alla realtà odierna.
«Un mio studente – continua Menarini – mi ha dato di recente una risposta curiosa, che fa riflettere su quanto I vitelloni possa parlare ancora alle giovani generazioni. Mi ha detto di essersi riconosciuto nel film, in quell’essere perditempo dei protagonisti, in quel loro pensare al futuro in maniera indolente. “Potrei girarlo oggi – mi ha detto – mettendo loro in mano dei cellulari”».Al convegno (nella giornata di venerdì) interverrà anche lo scrittore romagnolo Cristiano Cavina con un contributo dal titolo “La casa dei Puffi ovvero il lungo addio a cose che non esistono più”.
Lo studioso Andrea Minuz, che condurrà gli interventi di venerdì mattina, interverrà anche in veste di relatore su come il film I vitelloni abbia scoperto e inventato la provincia italiana.
Mentre Marco Bertozzi traccerà del vitellone una fenomenologia imperfetta: «Cercherò – spiega – di tratteggiare l’idea del vitellone a partire dalla Rimini in cui cresce Fellini, tra gli anni Venti e Trenta, per arrivare ai vitelloni tratteggiati dal cinema, quelli ad esempio del film Poveri ma belli di Dino Risi, piuttosto che i vitelloni delinquenti de La prima notte di quiete di Zurlini. Per arrivare, infine, al “birro” romagnolo e al vitellonismo contemporaneo. Sarà insomma un excursus antropologico del vitellone».