Serie TV: La fantastica signora Maisel

Siamo a New York, nel 1958: Midge Maisel vive come ha sempre sognato, fra marito, figli ed eleganti cene per lo Yom Kippur nella sua casa nell’Upper West Side. Scoprirà però, suo malgrado, di avere un grande talento comico, che la porterà a rinunciare al ruolo di casalinga per diventare una stand up comedian, una bizzarria per tutti quelli che le stanno intorno ma non per lei…

“La fantastica signora Maisel”, in streaming su Prime Video, ha il sapore della commedia americana dei tempi d’oro, un vero e proprio “gioiello” della serialità televisiva che dà allo spettatore la sensazione di trovarsi di fronte a una specie di miracolo, di quelli che si verificano poche volte, quando accade che qualcuno - in questo caso Amy Sherman-Palladino, che ha scritto e diretto la serie - riesca ad imbastire un’opera in cui ogni cosa sembra incastrarsi alla perfezione: ritmo, toni, gesti, luci, suoni. Il tutto al servizio della creazione di un mondo dove, per dirla con le parole della stessa Sherman-Palladino, “il personaggio principale può esistere senza essere stereotipato e dove le donne non vengono giudicate, non devono essere seducenti a tutti i costi e possono essere arrabbiate”.

Gli elementi distintivi de “La fantastica signora Maisel” - piena, pienissima di buona sceneggiatura - risiedono nel tesoro rappresentato da una macchina da presa che non è mai posizionata in un punto che potrebbe equivalere ad un altro ma in quello in cui “deve” essere; nei piani sequenza vertiginosi; in un montaggio impeccabile; nei dialoghi serratissimi e pieni di riferimenti pop; in una gestione sapiente dei tempi comici. Ne scaturisce un lavoro, da cui traspare un’evidente predilezione per il musical, in grado di coniugare il meglio della messa in scena cinematografica, consapevole del proprio stile unico e curatissimo e del proprio linguaggio, con i punti di forza della narrazione televisiva; e che viene esaltato da una dinamica attoriale priva di qualsiasi sbavatura [meritano una menzione particolare Rachel Brosnahan (Midge Maisel), Alex Borstein (Susie Myerson) e Luke Kirby, che interpreta il vero personaggio “tragico” della serie, Lenny Bruce…].

“C’è - ha scritto Antonio Dipollina - una scena imperdibile a metà della quinta e purtroppo ultima stagione de ‘La fantastica signora Maisel’. Il padre della protagonista, critico teatrale di rilievo, porta la moglie a una prima importante. Alla fine si siedono al ristorante e lui inizia a magnificare l’opera, sottolineando il lavoro dell’autore nell’evidenziare in quel testo la figura immanente di Dio, il bisogno di religiosità del protagonista, la presenza diffusa di un sottotesto evidente. Replica della moglie: ‘A me è sembrata la storia di un bimbo disperato per la morte del suo cane e che si trascina quel trauma per tutta la vita’. Lui la guarda con aria di compatimento, ma siccome pochi tavoli più in là sta cenando proprio l’autore dell’opera, per fare ancora più bella figura si presenta e riesce a condurlo al suo tavolo - e qui siamo in piena citazione del Woody Allen con Marshall McLuhan in ‘Io e Annie’. Morale, alla domanda sul senso intrinseco dell’opera l’autore risponde: ‘Non sapete quanto avevo sofferto da bambino per la scomparsa di quel cagnolino’. Il critico torna a casa avvilito e la moglie, brava donna, non glielo fa pesare. E quindi, nessuno, ma proprio nessuno, chiuderà l’ultima stagione di Mrs Maisel andando a cercare, alla fine, significati troppo nascosti per questa serie davvero memorabile”.

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