Sebastiano Lo Monaco: quanta potenza nei classici

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Questa sera alle 20.45 sul palco del teatro Comunale di Russi va in scena l’“Enrico IV” di Luigi Pirandello per la regia di Yannis Kokkos, che vede protagonista Sebastiano Lo Monaco. La regia coniuga e mette a disposizione dello spettatore lo sguardo di uno dei maggiori autori del Novecento filtrato dalla cultura e dall’esperienza di uno dei più incisivi e stimati registi viventi. Lo spettatore viene accolto, quasi a sua insaputa, all’interno di una seduta psicoanalitica dalla quale uscirà, a fine spettacolo, con molti e rilevanti quesiti sul suo vissuto.

Lo Monaco, in che modo questo spettacolo riesce a parlare di contemporaneità?

«La potenza dei classici, in generale, è che vivono attraverso il tempo – racconta l’attore –. “Enrico IV” in particolare tocca le corde che hanno a che fare con la psicanalisi, i deliri ed è per questo molto attuale. Quando Pirandello ha scritto questa opera, agli inizi del Novecento, era ancora una materia nuova che stava nascendo. Viaggiando molto per motivi di studio sicuramente l’autore avrà letto prima di altri gli studi freudiani e sarà venuto a conoscenza della patologia di cui è portatore Enrico IV: qualcosa che va oltre la follia e che gli impedisce di vivere in mezzo agli altri. Come diceva Jean-Paul Sartre “l’inferno sono gli altri” e per lui è impossibile vivere nel mondo di maschere che Pirandello gli dipinge attorno».

Chi meglio dell’attore, che ogni sera si sdoppia, può recitare la follia?

«L’attore finge, proprio come Enrico, che attraverso la finzione costringe gli altri a loro volta a fingere. Per Enrico la follia è l’unica finzione possibile. La sua risposta è il rifiuto della ipocrisia borghese, che Enrico si diverte a beffeggiare, trasformandosi in un eccentrico buffone, mostrando in fondo la sua vera malattia che consiste nella malinconia, diventata mania, dopo tanti anni di solitudine».

In un’intervista ha dichiarato che Enrico IV è uno dei suoi personaggi preferiti. Come mai?

«Proprio per questa sua attitudine malinconica, per la sua difficoltà a vivere in mezzo agli altri. Questo ci accomuna, anch’io sono un po’ un lupo solitario. Anche se faccio l’attore nella vita mi nascondo».

Dopo lo stop forzato e le chiusure a causa dall’emergenza sanitaria, come ha reagito il pubblico teatrale?

«Il pubblico sta tornando con grande interesse e curiosità e credo abbia sentito molto la mancanza del teatro, una forma di spettacolo dal vivo che esiste da sempre e non è mai cambiata nei secoli».

Quali progetti ci sono nel suo percorso?

«In estate tornerò nella Valle dei Templi ad Agrigento dove, dopo l’“Iliade” porteremo in scena l’“Odiseea”. Ogni anno organizziamo davanti al Tempio della Concordia delle rappresentazioni alle 5.30 del mattino in un’atmosfera davvero affascinante per tutti (attori e spettatori)».

Il prossimo appuntamento a Russi sarà il 15 marzo con “Zio Vania” di Cechov, regia di Roberto Valeri. Info: 0544 587690

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