«Se vuoi giocare mi devi dare 12mila euro». Non avrebbe fatto giri di parole il procuratore che nella stagione 2015-2016 seguiva la campagna acquisti per conto di una società di calcio riminese. Il ragazzo all’epoca ventenne aveva riferito la richiesta al padre, che pur di continuare a far coltivare al figlio il sogno di vivere prendendo a calci un pallone, ha accettato. I soldi sono stati incassati, ma il campo il ragazzo non l’ha mai visto. Ora il procuratore dovrà spiegare le sue ragioni davanti al Tribunale di Rimini dove siede sul banco degli imputati per rispondere del reato di estorsione.
La storia
A trascinarlo in aula è la querela presentata da padre e figlio che, dopo due mesi trascorsi in tribuna perché non veniva neppure convocato nonostante si allenasse con regolarità, ha deciso di tornare dai genitori a Catanzaro. Nella denuncia ha raccontato di essere stato avvicinato dal procuratore al termine del girone d’andata del campionato di serie D quando vestiva la maglia del Giulianova, categoria che lo avrebbe dovuto vedere tra i protagonisti del centrocampo anche per la società riminese. Il passaggio era stato un’operazione a costo zero: in queste categorie, infatti, il cambio di squadra avviene spesso con semplici scambi di cartellini. L’ingaggio poi solitamente è rappresentato da vitto e alloggio.
Operazione Romagna
Fatte le valige il ragazzo è sbarcato in Romagna. La richiesta di denaro sarebbe giunta poche ore dopo la chiusura del mercato di riparazione, quando ormai nessuno può più cambiare squadra. Il procuratore originario di Ascoli Piceno, molto conosciuto nell’ambiente, lo avrebbe avvicinato e avrebbe scandito la richiesta costatagli il processo per estorsione. Avrebbe messo un tempo abbastanza lungo per far fronte al pagamento, prima di ripensarci. I soldi, seppur a malincuore, dalla Calabria sono partiti come dimostrato da due assegni e un bonifico fatti dal padre le cui copie sono parte integrante del fascicolo della pubblica accusa. Grande però l’anomalia: i versamenti non sono stati fatti su precisa indicazione del procuratore sul suo conto ma su quello di una società di calcetto ascolana. Incardinato il procedimento il dibattimento è stato aggiornato al prossimo 25 settembre quando saranno ascoltati padre e figlio costituitisi parti civili con l’avvocato Maurizio Vannoni; l’imputato è difeso dall’avvocato Mario Ciafrè di Ascoli.