Se il Cesena pensa solo al calcio, lo sa ancora fare bene
- 28 settembre 2023

Detto che Cristian Shpendi ha il futuro nelle mani e l'oro nei piedi, con quel gol del 2-0 alla Massimo Agostini dei bei dì che non c'entra niente con la Serie C.
Detto che Tommaso Berti conferma la teoria che per fare il giocatore di calcio serve innanzi tutto sapere giocare bene a calcio e il settore giovanile del Cesena ha istruttori che te lo sanno insegnare.
Detto che Matteo Francesconi ha una corsa equina che non si vedeva da secoli, un moto perpetuo alla Massimo Bonini o alla Davide Biondini.
Detto che Andrea Ciofi ha scelto di investire su se stesso a Cesena dopo avere completato qui il settore giovanile e forse vede davvero l'anno giusto per il definitivo scatto in avanti.
Detto che Alessandro Giovannini ieri sera aveva le gambe che gli tremavano, anche perché era entrato nello stesso campo di gioco di Mirko Antenucci, uno che aveva 19 anni e andava già a morosa quando Giovannini non era ancora nato.
Detto tutto questo, il Cesena ora ha messo sul tavolo carte credibili per essere una candidata al primo posto. Il problema è che se non sale di categoria, Shpendi, Berti, Francesconi, Ciofi e forse pure Giovannini l'anno prossimo se li sogna.
Detto tutto questo, c'è una società di calcio che deve stare pancia a terra ogni giorno per tornare in B, la vera ossessione di ogni giorno da qui a primavera, oppure il core business, per usare un'espressione che trasuda uno spontaneo calore umano. Resta l'unico modo per svoltare davvero, visto che il Cesena è una società di calcio e ha gente che quando pensa solo al calcio, lo sa pure fare bene.
Detto tutto questo, il primo dirigente che ricomincia a parlare di eventi di contorno allo stadio, mettendoli sullo stesso piano di un difensore in più da prendere per tornare in B, andrebbe condannato per un pomeriggio intero all'ascolto di quella agghiacciante canzone dei Kolors che ci spaccava le orecchie ieri sera dopo il fischio finale.