"Scienza ritegno" nuovo libro del ravennate Antonio Pilato

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Antonio Pilato, ravennate, classe 1990, dopo il debutto nel 2020 con “Incubi grotteschi di esiliati sognatori”, prosegue la carriera letteraria con questo “Scienza ritegno”, uscito lo scorso anno e già pubblicato in diversi paesi. Recentemente il suo racconto “La decadente fabbrica di polivinilacetato” è stato selezionato dalla rivista “Esecranda” per la pubblicazione in una antologia.

Come procede il suo impegno letterario?

«A un anno dalla pubblicazione del primo libro, “Incubi grotteschi di esiliati sognatori”, che è uscito a novembre 2020, ho pubblicato, sempre con Mario Vallone Editore, il mio secondo libro. È un racconto lungo e il genere attorno a cui ruota questo lavoro è sempre l’horror fiction, con qualche aspetto legato al giallo, quasi investigativo sotto certi aspetti, noir per le atmosfere e ovviamente lo stile è sempre quello weird, quindi è lo “strano”, il misterioso, ciò che porta il lettore lungo i pensieri e le strade percorse da quest’uomo, tale Zacarias Carrasco, che si imbatte in un misterioso libro. Un libro che lo fa indispettire: lui non riesce a capire cosa sta succedendo, perché appena entra in contatto con questo libro succedono delle cose strane. E quindi da lì la trama si sviluppa in quelle che sono anche storie relative al passato, alla sua esperienza, fino a farlo precipitare in un baratro di totale immersione disperata che conduce lui e al tempo stesso il lettore verso un finale devastante, un plot twist incredibile, qualcosa di totalmente inaspettato. La scrittura è molto simile a quella del lavoro precedente, forse con qualche vocabolo aulico in meno, un po’ meno barocco ma non in maniera esagerata perché comunque deve essere preservato lo stile: lo stile richiede anche una componente barocca nel mio caso, quindi un’abbondanza anche compulsiva di termini, che crea nel lettore una sorta di pressione e quasi di soffocamento, sotto certi aspetti».

Come è arrivato alla scelta di questo genere?

«Nasce da una passione, che fin da piccolo avevo verso la letteratura dell’orrore: quando andavo a scuola elementare leggevo “Piccoli brividi” di Robert Lawrence Stine, un horror per ragazzi; crescendo, a livello di letture, ho avuto l’esperienza più importante con Stephen King: ho letto più di una ventina di lavori che lui ha scritto, tra antologie di racconti e romanzi, e mi sono definitivamente appassionato alla letteratura dell’orrore. Poi ho iniziato a conoscere anche altri autori, com Edgar Allan Poe, Howard Philips Lovecraft, Thomas Rigotti ecc. Quijndi mi sono aperto anche ovviamente ad altri generi, quindi il giallo di Agatha Christie e di Erle Stanley Gardner, quindi Miss Marple, Poirot, Perry Mason. Infine “Ucronia” di Murakami, oppure un horror un po’ particolare come quello di Chambers, che ha scritto “Il re giallo”».

Il suo libro è stato tradotto anche all’estero: come è andata?

«Il primo libro è uscito in Messico, tradotto in spagnolo: sono stato invitato da Luis Abadie, scrittore famoso a livello internazionale che si occupa di paranormale e neopaganesimo. È una gran bella opportunità anche alla luce del fatto che questo genere in Italia non è tra i preferiti, là invece la gente ne va matta. Inoltre, mentre qui si predilige il romanzo, in Messico le raccolte di racconti sono particolarmente gradite. A me piacerebbe che anche in Italia ci fosse un po’ più di attenzione a questo genere letterario che regala veramente tanto. Basta pensare che si può provare paura senza correre alcun rischio a livello fisico e mentale».

Ultimo successo in ordine temporale, la pubblicazione nell’antologia “Il richiamo di Lovecraft”.

«Sì: il Premio Esecranda è un premio a tema in cui viene fatta una selezione di racconti ispirati a H.P. Lovecraft, un autore a me molto caro, e viene pubblicata ogni anno una antologia con una dozzina di racconti: il mio “La decadente fabbrica di polivinilacetato” è stato selezionato per questa antologia e ne sono molto molto contento».

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