Santa Sofia. Denis Amadori: "Danni per milioni di euro allo stabilimento Pollo del campo"

La buona notizia, nel disastro provocato dall’alluvione, è che nessun animale allevato da Amadori in provincia è morto come invece, purtroppo, è accaduto altrove. Se è presto per fare un bilancio dei danni, lo stabilimento della Pollo del campo di Santa Sofia è quello che ha subìto le maggiori difficoltà a causa della frana che si è verificata a ridosso dello stabilimento sulla Sp4. Sono invece chiari quelli che sono i passi da muovere velocemente. A spiegarlo è Denis Amadori amministratore delegato di Amadori spa fondata dal padre Francesco.

A quanto potrebbe ammontare la stima dei danni?

«È difficile dirlo perché stiamo facendo i calcoli adesso in termini di mancate vendite. In maniera molto approssimativa, possiamo parlare di qualche milione di euro, nell’ordine dai 3 ai 5 milioni».

Quale è la situazione attuale?

«A parte Santa Sofia in cui abbiamo ripreso quantomeno a lavorare i prodotti panati, gli elaborati crudi e cotti e almeno 500 persone stanno iniziando a lavorare da oggi (ieri ndr), la situazione si sta normalizzando. Da venerdì si dovrebbe liberare completamente la strada e la prossima settimana pensiamo di avviare con un solo turno, quindi al 50%, anche il discorso della macellazione e del taglio. Per il resto, sovraccarichiamo di più le altre strutture sia di Cesena che di Teramo facendo turni notturni. Teniamo molto al discorso Santa Sofia perché ci sono 1.800 persone che lavorano nello stabilimento, se il mese di maggio dovessero lavorare solo alcuni giorni, diventerebbe anche un problema sociale. Stiamo cercano di evitare che si verifichi questa cosa. Le autorità sono molto sensibili, tanto la Provincia quanto il sindaco di Santa Sofia».

Per quanto tempo è rimasto chiuso lo stabilimento di Pollo del campo di Santa Sofia?

«L’ultimo turno è stato quello di martedì 16 mattina perché alle 14 abbiamo fatto il comitato di crisi in azienda dal momento che c’era l’allerta da parte della protezione civile e dei Comuni e abbiamo deciso di sospendere immediatamente. Nella macellazione ancora non è stata ripresa l’attività, probabilmente riprenderà il 29».

Quali sono le criticità maggiori e le vostre preoccupazioni adesso?

«Che ci venga data da parte del Governo la giusta attenzione. Quindi che venga nominato un commissario che conosca il territorio e sappia come intervenire rapidamente sopratutto nei comuni montani dove ci sono state delle frane e dal punto di vista idrogeologico è mutato il paesaggio. Qui, quindi, gli interventi da fare non sono come in pianura e forse in qualche settimana si riesce a risolvere, nelle montagne si rischia di parlare di mesi. Le zone montane sono quelle più fragili non solo dal punto di vista idrogeologico ma anche sociale».

I danni alle strade in che modo incidono sul vostro lavoro?

«La viabilità è fondamentale perché abbiamo molti allevamenti che sono in zone montuose quindi è necessario intervenire in maniera rapida e seria. Aspettare di nominare un commissario 4-6 settimane sarebbe per noi già una sconfitta. A noi non interessa il colore politico, l’importante è che sia una persona competente».

Sin dalle prime ore, vi siete attivati anche dal punto di vista solidale...

«Siamo riusciti ad accorrere in aiuto di Cesena, Forlì ed anche di Faenza sia donando derrate alimentari che poi molti, come Protezione civile e alcuni ristoranti della zona, hanno trasformato in pasti. Abbiamo donato 200 paia di stivali, giubbotti, guanti, tre pompe idrovore che avevamo a Teramo e che adesso sono a Cesena. Grazie anche a Coop, sono riusciti ad arrivare 50 idropulitrici che saranno smistate tra il comune di Faenza e quello di Forlì che in questo momento sono quelli che hanno più bisogno. Un grosso ringraziamento a Coop che ha risposto in maniera pronta e molto generosa oltre a secchi, pale, guanti, stivali e tutto quello che serviva. La scelta è quella di essere concretamente d’aiuto».

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