Sant'Agata sul Santerno, i residenti: "Innalzare il ponte ferroviario"

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Erano insorti alla notizia dell’imminente abbassamento degli argini del Santerno per lasciar scorrere i binari della ferrovia, ma ancor prima molti di quei cittadini di Sant’Agata avevano aderito all’omonimo comitato per far luce sul tragico evento del 17 maggio e scongiurare che ciò potesse nuovamente accadere. E adesso sono pronti a raccogliere le firme per chiedere una maggiore attenzione sulla sicurezza, sia come prevenzione dei fenomeni idrogeologici che come gestione dell’emergenza legata agli stessi.

La linea ferroviaria

Nei tre quesiti della petizione, spicca quello sul famigerato ripristino della tratta ferroviaria Faenza-Lavezzola. I promotori sono «contrari a qualsiasi intervento transitorio, che andrebbe nuovamente ad esporre tutto il territorio della Bassa Romagna ad un ulteriore incremento del rischio idraulico, soprattutto per il centro abitato di Sant’Agata». Che abbassare gli argini appena rinforzati per ripristinare il transito dei vagoni fosse poco sicuro, peraltro, lo ha dovuto ammettere anche la Regione Emilia-Romagna, bloccando d’urgenza i lavori appena iniziati. In quel caso, proprio dopo che il Corriere Romagna aveva reso pubblico quell’intervento di cui nessuno sembrava essere stato edotto, i santagatesi erano pronti a bloccare il cantiere e le loro preoccupazioni erano state condivise anche dall’Amministrazione. «L’unica soluzione accettabile e in tempi rapidi è l’innalzamento del ponte ferroviario - ribadisce il presidente del comitato, Massimo Tarozzi - almeno alla quota arginale attuale e quanto può essere tecnicamente possibile per migliorare la sicurezza. Chiediamo quindi che ciò venga fatto, spostando i piloni che lo sorreggono e interrompendo immediatamente qualsiasi altra modalità di ripristino provvisorio».

Gli altri punti

Non meno importante la seconda questione, la manutenzione dell’alveo del Santerno: «Devono essere predisposti interventi di pulizia da alberi e arbusti, ordinaria e straordinaria, in modo da scongiurare anche il formarsi di tane di animali - spiega Tarozzi -. Fino alla golena, ma in particolare nel tratto compreso tra il ponte della Pungèla, che dovrà essere sollevato al livello come è stato fatto per il ponticello di Santa Maria in Fabriago dopo l’alluvione del 1959, e il punto in cui il fiume si immette nel Reno». Nel terzo e conclusivo quesito invece l’attenzione torna sulla gestione dell’emergenza, che i santagatesi hanno contestato duramente: «Serve un piano emergenziale in caso di allerte rosse - sottolinea il presidente del comitato Sant’Agata 17 maggio 2023 - per una gestione efficiente delle criticità, in grado di tutelare i cittadini attraverso un’informazione capillare, in particolare per anziani e soggetti fragili, oltre alla predisposizione da parte delle autorità competenti di misure adeguate».

La rottura degli argini

E tra queste, peraltro, torna la tanto invocata possibilità di rompere gli argini in determinati punti, in modo da “scegliere” quali territori allagare per preservare i centri abitati e limitare i danni, alle persone e alle cose. Una soluzione che, come molti tecnici hanno già spiegato in vari incontri, è comunque piuttosto complessa da progettare e attuare. Certo è che per i santagatesi queste sono le reali priorità, e non è un caso se come primo firmatario compare l’ex sindaco di Sant’Agata, l’ingegnere Luigi Antonio Amadei.

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