Sangiovese di Predappio, un nuovo racconto che diventa corale
Un racconto di vino corale in cui le singole voci si amalgamano senza perdere ciascuna il proprio timbro. Non poteva che essere così in un un territorio enologico come quello di Predappio che è una sorta di vero e proprio laboratorio geologico. E la geologia nel vino conta, specie se la mano dei vignaioli è rispettosa della natura. E qui lo è, dichiaratamente, da tempo. Poi ci sono loro, appunto, gli uomini e le donne che il vino lo fanno e che in questo caso hanno deciso di fare squadra, non solo da ora, ma da adesso in poi in modo nuovo. Sono: Cantina sociale Forlì Predappio, Drei Donà - Tenuta la Palazza, Condè - Chiara Condello, Stefano Berti, Rocca Le Caminate, Cantina La Fornace, Zanetti Protonotari Campi, Sabbatani Vini di cuore, Fattoria Nicolucci, Tenuta Piccolo Brunelli, Tenuta La Pandolfa – Noelia Ricci. Ovvero una cantina sociale, i campioni che brillano nelle guide e sui mercati internazionali, come Fattoria Nicolucci, Drei Donà, Berti; aziende agricole con storie famigliari secolari, Protonotari Campi. O giovani che sono ben più di una promessa, come Chiara Condello e Marco Cirese col marchio Noelia Ricci, e da subito hanno impresso a un territorio famoso per la potenza dei suoi rossi l’inclinazione nuova a una leggerezza “calviniana”... «che non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore».
Progetto “Pre Wine”
Giusto alla vigila del Vinitaly, i vignaioli di Terre di Predappio hanno dato vita alla giornata “Pre Wine” ospitata alla Tenuta Pandolfa, dove “Pre” stava appunto per “Predappio” e “wine” inequivocabilmente per Sangiovese, antipasto di una serie di occasioni condivise in cantiere. Al divulgatore di rango chiamato per l’occasione, un Armando Castagno in grande spolvero, il compito di scandagliare ogni piega di questa sottozona che si allunga dalla pianura forlivese all’Appennino innalzandosi dai 25 agli 800 metri sul livello del mare, tagliata dai torrenti Rabbi e Bidente, e che al proprio interno di ulteriori micro aree omogenee ne contiene quindi almeno altre cinque. Parliamo di 450 ettari appena, su un’area di oltre 23mila, dove la vite affonda le proprie radici alternativamente in terreni calanchivi, calcarei per la presenza del caratteristico spungone, o sulla marnosa arenacea appenninica. Strati che testimoniano ere, tagliati a loro volta trasversalmente da una vena gessoso-sulfurea, «scoperta nel 1961» come ha sottolineato Castagno, frutto sostanzialmente dell’evaporazione del Mediterraneo che costituisce la vera peculiarità del territorio.
Un’annata perfetta
Come anno zero di questo racconto collettivo è stato preso il 2020, segnato da una vendemmia settembrina diluita come se ne vedono sempre meno per via del cambiamento climatico, e piogge ben distribuite. Un anno su cui anche un inatteso fattore ha contribuito alla maturazione perfetta dei grappoli, come Chiara Condello evidenzia: «La luce purissima di un anno durissimo per noi uomini, quello del lockdown, che per la natura ha segnato un momento di vitalità che io in campagna non avevo mai visto. Il cielo senza smog di quell’anno ha dato alle piante una luce incredibile, che ha concesso loro una fase vegetativa poi di maturazione dei grappoli che forse non vedremo più allo stesso modo». Risultato: i Sangiovesi ci hanno guadagnato tanto frutto, dai classici descrittori che bypassano il floreale e arrivano direttamente a more, mirtillo, cassis, prugna e ciliegia, che evolvono in un ampio spettro di profumi terziari più complessi, segnati da una indelebile ed inequivocabile vena di balsamicità che li rendono unici. Potenza giusta, tannini presenti ma per nulla grevi anzi a tratti rarefatti, acidità tale da premettere eleganza e longevità. Lo dice il prof Armando Castagno: «In Romagna non si tende più a voler impressionare con la forza, come in passato. C’è un disegno di espressività e finezza nuovo. Ma poco ci importa dell’impeccabilità, ciò che è impeccabile di solito è sempre meno interessante di ciò che invece non lo è».Undici etichette per assaggiare le Terre di Predappio in calice
Una vera e propria “carta didattica” esemplificativa delle diverse anime del Sangiovese di Predappio. Undici etichette che alla prima edizione di “Pre Wine” hanno raccontato sfumature di terroir e persone. Il “la” lo ha dato “Tratti d’autore” della Cantina sociale Forlì Predappio, un vino quotidiano semplice e gaudente, ben fatto. “Cesco 1938” di Tenuta Piccolo Brunelli, nel nome recupera la memoria della famiglia, oggi in cantina c’è la quarta generazione. Vino compiuto con una sapidità accennata e una vena balsamica propria. Il “Cassiano” de La Fornace è il primo della batteria che passa in barrique e ne trae una dolcezza che chiede ancora tempo. “Sabbatani” porta il cognome del produttore: un vino diretto, frutto maturo e acidità spiccata a fare da giusto contraltare. Un classico intramontabile è il “Notturno” di Drei Donà-La Palazza, che al naso unisce frutto tipico e una nota floreale di carnose peonie, ampio in bocca, rilascia salinità, freschezza e persiste. Il “Ravaldo” di Stefano Berti, vignaiolo dalle spiccate doti comunicative che trasmette ai suoi vini, tira fuori il meglio dalle vigne di Ravaldino utilizzando solo l’acciaio. Ricco di frutto, quasi dolce al naso, in bocca è tannico ma con garbo, pieno. “Sbargoleto” di Antonio Fabbri ancora deve entrare in bottiglia e stupisce di già, in bocca rende una nota molto peculiare di liquirizia e un tannino asciutto, piacevole sorpresa. Il “Tre Rocche” di Fattoria Nicolucci non sarà il più blasonato della scuderia, ma ne è senza dubbio portabandiera efficace: balsamico subito, ampio, minerale. “Colmano” di Zanetti Protonotari Campi è fresco, profuma di visciole e porta un sorso gradevole e franco. “Godenza” è il campione di Noelia Ricci : fiori e frutta rossa matura al naso, una bocca piena e un tannino finissimo a sorreggere il tutto con eleganza. Chiara Condello è il nome della vignaiola e insieme del suo vino che è una certezza a ogni annata: scattante e persistente, sapido e tannico, invogliante. Vini energici con una vena nervosa che alletta al sorso e alla curiosità di saperne di più.