Romagna patria della cultura, ma a Rimini hotel vecchi

C’è un aspetto che l’annuale ricerca sulla qualità della vita del Sole 24 Ore sembra certificare, ossia la vocazione essenzialmente turistica della Romagna, con una particolare attenzione verso l’area riminese, da decenni culla dell’ospitalità; specie se si parla di quella che ruota attorno al mondo del balneare. In generale, le tre province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini quest’anno si sono piazzate, rispettivamente, in trentesima, trentaquattresima e quarantaseiesima posizione; il che situa il territorio romagnolo nella parte medio alta della classifica stilata dal quotidiano economico milanese, anche se, tuttavia, nessuna delle tre province è riuscita a collocarsi all’interno della top ten. Tuttavia, la regione nella sua interezza si può vantare della prima posizione di Bologna, che ha vinto il “primo premio”. Tornando, però, al tema turistico, tra le varie aree su cui si è orientata la ricerca del Sole 24 Ore c’è quella relativa alla densità dei posti letto nelle strutture ricettive per chilometro quadrato. Un’analisi che vede Rimini svettare al primo posto nazionale, che conferma la grande presenza di strutture che si appoggiano sul territorio, frutto di un sistema che nel tempo è cresciuto fino a diventare il più imponente d’Italia, in proporzione al territorio. L’altro lato della medaglia è che per qualità delle strutture ricettive alberghiere, sempre Rimini è invece la terza peggior provincia del Paese. Un punto, quest’ultimo, che trova riscontro nelle parole pronunciate pochi giorni fa dal sindaco Jamil Sadegholvaad, che ha annunciato la sua volontà di operare un censimento delle strutture ormai obsolete presenti sul suolo riminese, oltre a puntare su una riqualificazione degli alberghi che sia sempre più orientata verso la qualità.

La cultura

Non c’è turismo, poi, senza cultura e, dal punto di vista dell’offerta, la Romagna sembra essere all’avanguardia. Nell’indicatore sull’offerta culturale Forlì-Cesena è al quarto posto generale – trascinata dal San Domenico che è sempre più un punto di riferimento nazionale (vedi anche la grande mostra organizzata con gli Uffizi per i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri) – e Rimini al quinto che, allo stesso tempo, si è classificata terza per numero di librerie.

Canoni alle stelle

Approfondendo ancora di più la ricerca, si nota un altro aspetto che coinvolge, non per caso, proprio l’area del Riminese. È quello dei canoni medi di locazione in percentuale sul reddito dichiarato dai residenti, che vede la provincia come la quarta peggiore d’Italia, con il 65,8% dello stipendio medio che viene assorbito dai prezzi delle locazioni. Peggio di Rimini ci sono solo Venezia, Firenze e Roma. Insomma: tre colossi non da poco. Ma va da sé che le località turistiche, generando molta ricchezza, spesso incappano nel problema dei prezzi del mattone che guardano verso l’alto.

Nodo criminalità

Che dire infine del nodo criminalità, ormai da anni tallone d’Achille di una Romagna che, purtroppo, è spesso triste primatista sotto diversi profili. Guardando l’indice generale della voce “giustizia e sicurezza”, Forlì-Cesena si trova al trentaquattresimo posto nazionale, Ravenna al settantacinquesimo, mentre Rimini addirittura al numero 102 (su 107 province analizzate). Guardando i vari indicatori, in quanto a indici di criminalità Rimini è la penultima, con oltre 5.500 denunce ogni centomila abitanti nel 2021. Per furti in abitazione Ravenna è invece la peggiore d’Italia (489 denunce ogni centomila abitanti), così come Rimini lo è per i furti con strappo (105 denunce ogni centomila abitanti, quasi il doppio rispetto alla penultima, ossia Milano). Sempre Rimini è poi terzultima per le rapine in pubblica via, che nel 2021 ne sono state denunciate una media di 41,9, sempre ogni centomila abitanti. I soli due aspetti positivi arrivano dal problema legato al riciclaggio di denaro, con Forlì-Cesena che si piazza addirittura al secondo posto nel Paese, e dalla celerità della giustizia, dato che Ravenna ha una quota di cause pendenti ultra triennali in percentuale sul totale appena del 2,7%, il che la mette in quinta posizione in Italia. Ci sono territori come Vibo Valentia che sfiorano circa il cinquanta per cento.

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