Riscaldamento più corto in C Gold e altri colpi di genio targati Fip

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A 21 mesi dallo scoppio della Pandemia, con le immani conseguenze che il Covid sta continuando ad avere sulla vita di noi tutti, va sottolineato come, purtroppo, pure nello sport l’impatto maggiore lo abbiano accusato i più “deboli”. In questo blog si parla di pallacanestro e come più “deboli” intendiamo le categorie inferiori, quelle che rientrano nella terminologia “minors”, i dilettanti di una volta o, cercando di risultare il più precisi possibile, tutta l’attività regionale. Qui, sul serio, il Covid ha precluso ad un buon numero di società i mezzi economici per andare avanti, con gli organici dei campionati fortemente ridimensionati e un panorama purtroppo desolante.

Se a livello giovanile, contando pure sull’entrata data dalle rette individuali, la maggior parte dei club ha per fortuna e con onore alzato la soglia della resilienza, a livello Senior l’anno e mezzo senza campionati (o quasi) ha lasciato devastazione e maceria. Ulteriore riprova di come chi, la scorsa stagione, si batté per ricominciare anche senza pubblico e con qualche innegabile rischio per la salute individuale, aveva visto giusto. Se dalla A fino alla B compresa, infatti, il movimento ha tenuto e adesso i campionati hanno quasi lo stesso “aspetto” di quelli pre-Covid, dalla C Gold in giù c’è poco da salvare. Ad esempio il torneo regionale più importante dell’Emilia-Romagna, la C Gold, si è presentato ai nastri di partenza con appena 11 squadre, il minimo storico. E parliamo di un territorio da sempre protagonista a livello nazionale, con un serbatoio di tesserati molto sostanzioso. Lugo e Virtus Medicina, tanto per citare due realtà conosciute in Emilia-Romagna, hanno seguito l’esempio della Gaetano Scirea auto-retrocedendosi (o riposizionandosi, come dice la Fip) in C Silver. E non è certo che fra le due categorie a livello di costi ci passi il mondo, solo le dirigenze hanno valutato come il gioco non valga più la candela.

Il valore tecnico e sportivo dei tornei ne risente però negativamente, con forti squilibri tra chi corre per vincere e corre … per giocare e uno spettacolo davvero povero da proporre al potenziale pubblico. La Fip poi, come da sua abitudine, chiude il cerchio con i soliti regolamenti assurdi. Già eliminare dalla C Gold il rilevamento statistico live ha rappresentato un duro colpo per la credibilità e la fruibilità di questo campionato, ma l’ultimo protocollo uscito per tutta l’attività regionale solleva veramente tanti dubbi. Dubbi su come vengano presi certi provvedimenti. Dunque, cercando di riassumere il più chiaramente possibile.

  1. In caso di positività accertata di uno o più giocatori le società hanno diritto a chiedere il rinvio della partita.
  2. In caso di mancato accordo per il recupero entro il termine della prima fase, le partite dovranno essere omologate con il risultato di 0-0
  3. nel caso di positività di allenatore e vice allenatore, le società non hanno diritto a chiedere il rinvio della partita, perché le loro funzioni saranno esercitate dal capitano
  4. nel caso di positività dell’addetto agli arbitri il suo posto sarà preso da un dirigente oppure, se fosse anche lui positivo, dall’allenatore e, infine, dal capitano
  5. il riscaldamento pre-gara viene ridotto a 10/15’ e l’intervallo fra 2° e 3° quarto a 5’ senza andare negli spogliatoi (se non per necessità)
Difficile capire come possa incidere sul contagio la diminuzione del tempo di riscaldamento degli atleti e negare loro il ritorno negli spogliatoi all’intervallo se non per fare pipì (e ci mancherebbe altro). Difficile capire come possa un capitano fare contemporaneamente da giocatore, allenatore e anche addetto agli arbitri.

Difficile capire come basti una positività tra gli atleti per rinviare le partite e sperare di arrivare in a primavera senza decine di recuperi da disputare, con inevitabile condizionamento di risultati e classifiche. Difficile capire come, al tempo stessa, non bastino le positività di allenatore e capo allenatore per rinviare la partita stessa. Difficile capire. Di certo, così facendo, la Fip dimostra di trattare questi campionati alla stregua di un’attività amatoriale, mancando di rispetto in primis alle società che resistono, e poi ai giocatori e agli allenatori. E in fondo anche al pubblico. Quel poco rimasto.

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