Rimini, "studio e non ho soldi da offrire, vado a Cesena a spalare": Beatrice e i giovani simbolo della ripartenza
«Mi sono subito chiesta cosa potevo fare concretamente per dare una mano. Se fosse successo qui a Rimini sarei corsa in strada con un badile e mi sarei messa a spalare il fango. Ho pensato che avrei potuto aderire a una delle raccolte fondi lanciate per aiutare gli alluvionati. Ma ho 23 anni, sto ancora studiando e non ho soldi miei. Quindi mi sono attivata per cercare associazioni, enti e persone che avevano bisogno. Ho scritto nei gruppi Facebook. Mi sembrava tutto normale quello che stavo facendo, invece la gente mi rispondeva stupita, complimentandosi per la mia generosità. Facevo fatica a crederci». È la storia di una solidarietà che dovrebbe essere ordinaria e invece crea meraviglia. Beatrice Tomasello è una studentessa universitaria riminese che ieri mattina, dopo una serie di ricerche, è andata a Cesena per unirsi alle decine di volenterosi romagnoli che hanno preso in mano pale e badili per liberare strade, case e garage dal fango lasciato dal Savio. «Tornerò anche domani (oggi, ndr) e domenica. Finora, insieme ai volontari affiliati al Comune di Cesena, abbiamo sgomberato gli uffici di un immobile e lo scantinato della sede della Croce rossa». La determinazione di Beatrice nel dare una mano ai residenti delle zone più colpite dall’alluvione non si è fermata davanti alle preclusioni costituite da non aver fatto brevetti, non aver seguito corsi o non possedere macchinari per prosciugare gli ambienti. «La Protezione civile o la Croce rossa, ad esempio, – spiega - richiedono una formazione specifica, che io non avevo. Ma dispongo della forza delle mie braccia e delle mie gambe, così ho pensato di contattare il Comune di Cesena e di Forlì, ipotizzando che potessero cercare volontari». A rispondere è stata Cesena, «mi hanno chiamata – racconta – chiedendomi se ero disponibile per la pulizia di strade e immobili allagati, e mi hanno detto di segnarmi su un sito». Così, ieri, Beatrice ha potuto fare il suo «piccolo gesto che moltiplicato per tanti può dare grandi risultati». «Ero in mezzo a tantissimi ragazzi, molti giovani o giovanissimi, tutti provenienti da realtà diverse. Eppure, una volta lì, diventiamo sostanzialmente tutti uguali. Stivaloni, guanti e badile».