Rimini, studenti progettano un "distributore di sogni e poesie"

Distributore di emozioni e parole. Non ci sono merendine, né bibite gassate nella “Macchina dei sogni” che gli studenti del centro di formazione professionale Enaip Zavatta hanno installato nell’ala moderna del Museo della città. Inserendo una monetina da 20 centesimi, l’ingranaggio consegna una bottiglietta di plastica (rigorosamente riciclata) contente un foglio di carta con su scritta una poesia, una citazione, una frase di una canzone. «Attraverso la realizzazione del distributore e la scrittura delle poesie e degli euforismi intendiamo dimostrare agli stessi ragazzi, spesso stigmatizzati perché iscritti a una scuola prettamente professionalizzante, e alla società in genere, che anche loro possono dare vita a qualcosa di creativo, contenutisticamente intenso. Hanno unito la parte culturale alle componenti tecniche di grafica e meccanica».
Riccardo Amadio, coordinatore del corso di grafica, spiega così il senso del progetto che ha impegnato per circa due anni una ventina di ragazzi tra i 17 e i 19 anni, dei corsi di grafica e di meccanica, maschi e femmine, provenienti da diverse parti del mondo. «È una classe mista e multietnica, un valore in più per il nostro progetto. Vuole essere il segno tangibile della cultura del fare, per evidenziare il talento di ragazzi che hanno scelto un percorso diverso da quello “canonico” del liceo».
Il distributore di poesie è stato infatti interamente realizzato dai ragazzi, che non hanno solo messo in poesia le parole o riportato i passi delle canzoni del cuore, ma hanno curato la grafica dell’etichetta applicata sulle bottigliette, così come progettato la veste grafica del distributore. “Macchinetta” che verrà periodicamente rimpinguata dai ragazzi con le poesie, mentre l’incasso servirà per acquistare i materiali per la realizzazione grafica. «È un progetto che si autoalimenta» spiega il coordinatore del corso di grafica dell’Enaip Zavatta.
«Sono bottigliette riciclate che una volta aperte mettono in contatto chi la riceve con i nostri sogni, i nostri pensieri, paure e sogni. L’idea ci è venuta guardando una vecchia macchinetta inutilizzata, – spiegano gli studenti – abbiamo pensato che la nostra scuola possa rinnovarsi anche nel modo di proporsi all’esterno, facendo conoscere il centro Zavatta a tutti, abbattendo gli stereotipi che vedono il nostro come un contesto esclusivamente pratico, sottovalutandone la portata umanistica, artistica e relazionale. Noi siamo più di quel che si vede, noi siamo sorprendenti».
A credere da subito nel progetto, la vicesindaca Chiara Bellini, presente ieri durante l’installazione della Macchina dei sogni al Museo. «Mi sono innamorata di questo progetto – ha detto – dalla concezione alla sua realizzazione, concretizza un tema a me molto caro. Parlo della scuola come luogo della creatività, del benessere e dell’ascolto, del sentirsi apprezzati nella propria diversità e particolarità».