Quando si parla di “amore tantrico” difficile trovare una “docente” più autorevole e qualificata di Luce Caponegro - in arte Selen - ex diva dell’hard ma soprattutto protagonista, negli ultimi vent’anni, di un articolato percorso nel mondo delle discipline olistiche. E infatti, nell’elegante teatrino del Mamì Bistrot di Rivabella, tempio dell’intrattenimento di qualità, malgrado sia stato l’erotismo il fil rouge della serata, la ravennate Selen ha toccato più le corde dell’anima che della sessualità. Tanto che, durante alcuni esercizi tantrici che ha condiviso con il numeroso pubblico coinvolgendo l’intera platea, c’è stato più di uno spettatore che si è lasciato andare a un pianto liberatorio.
Luce, quando ha scoperto il tantra?
«Direi a poco più di 18 anni durante il mio primo viaggio in India. Già a quei tempi avvertivo un forte richiamo verso le discipline orientali, ma non sapevo nulla del tantra e così rimasi stupita quando, entrando nei templi induisti, mi trovai di fronte ad amplessi di ogni genere. A quell’età, in un luogo sacro, non ti aspetti di vedere due persone che fanno sesso, ma gli induisti sono molto più avanti di noi, non a caso da quella cultura è nato il Kamasutra. Comunque, lì ho scoperto l’energia sessuale che, in ogni caso, a prescindere da ciò che si crede, non è l’elemento centrale del tantra».
Si spieghi meglio.
«Se vogliamo incanalare questa energia nella sessualità non c’è nulla di male, anzi. Ma, oltre al tantra rosso, esistono altre declinazioni in grado di migliorare molti aspetti della nostra esistenza. Il problema è che, rispetto a certe discipline, vedo ancora in questa società molta impreparazione».
Eppure questa è la società dei “zero tabù”, della porno-bulimia, di OnlyFans.
«Sì, ma troppi hanno una percezione distorta della sessualità. Oggi (ieri,
ndr) ho scritto sui miei social che sarei venuta al Mamì per parlare di tantra e purtroppo sul mio direct ho ricevuto una marea di messaggi volgari che mi hanno rattristato. Gli uomini troppo spesso riducono l’atto sessuale in qualcosa di basso e perverso, in cui c’è più disprezzo che amore. Ed è un errore colossale perché così si privano della parte più appagante del piacere. Che è quella della condivisione. Il problema è che in questa società esistono ancora dei pregiudizi culturali del tutto sbagliati, come ad esempio quello secondo cui se è una donna è brava a fare l’amore allora è una zoccola».
E lei questi pregiudizi continua a viverli sulla sua pelle?
«Certo, malgrado abbia lasciato il porno da oltre 25 anni, questi preconcetti sulla mia persona li sento ancora. Guardi, io sono una mamma, anzi una brava mamma, però sono anche una donna cui piace fare l’amore. Questo non significa che sono un’assatanata, visto che potrei stare anche un anno senza farlo. Ho imparato a volermi bene, a darmi un valore, a essere selettiva. E soprattutto ho scoperto il tantra che, al di là di tutto, ci insegna una cosa, ovvero quanto sarebbe bello il mondo se ognuno cercasse di essere la parte più bella di se stesso».
Come ripensa oggi, dopo un percorso mentale così intenso, al mondo dell’hard?
«Come Selen decisi di fare quel lavoro non per fare soldi (e infatti non mi sono arricchita), ma solo perché ero curiosa di conoscere la sessualità e di sperimentare tutte le strade del piacere erotico. Volevo che gli uomini mi riconoscessero come una Dea, era questo - al di là dell’atto fisico - il mio vero appagamento».
Ma quando ha deciso esattamente di diventare Selen?
«Credo che la scintilla sia scoccata sentendo parlare due ragazzi di una donna “brutta” che faceva impazzire tutti gli uomini per la sua carica erotica. Quel modo di vedere la femminilità, a cui non avevo mai pensato, mi ha aperto un mondo».
E allora perché ha detto basta?
«Perché anche quella, alla fine, era diventata una gabbia, uno stereotipo. Io mi divertivo, ma cercavo anche la purezza. Con il passare degli anni, quella parte più autentica è sparita e allora ho deciso di voltare pagina».