Rimini, omicidio alla stazione: ascoltate decine di filippini

A dieci giorni dalla sua efferata ed ancora inspiegabile esecuzione alla fermata dove stava aspettando l’autobus per far ritorno a casa, non si sa ancora quando potranno essere celebrati i funerali di Galileo Landicho e quando la sua salma potrà tornare nelle Filippine, paese natale da dove mancava da oltre 30 anni. La nipote, la parente più stretta del giardiniere 74enne, che abita a Milano, ha infatti avviato le lunghe pratiche richieste dal Consolato filippino per dare il la al viaggio. Solo quando tutto sarà ultimato verrà quindi chiesto il nulla osta per la sepoltura a casa che sarà comunque preceduta da un funerale anche a Rimini, dove la piccola comunità filippina sta ancora faticosamente cercando di tornare alla normalità.

L’indagine

Molti di loro, infatti, sono stati ascoltati e continuano ad essere ascoltati dalla Squadra mobile della Questura, coordinata in questa delicata inchieste da sostituto procuratore Luigi Sgambati. Scontato il tanto “interesse” degli investigatori guidati dal vice questore aggiunto Mattia Falso: Galileo, infatti, passava in mezzo alla sua gente praticamente ogni ora libera dal lavoro di giardiniere per un importante imprenditore dell’entroterra. Per divertimento, come avvenuto anche la domenica della sua morte quando aveva trascorso parte del pomeriggio in casa di un amico; ed anche per il suo impegno nella comunità come consigliere dell’Associazione filippini di Romagna. Ovvio quindi, che il suo mondo venga “setacciato” “scandagliato” da cima a fondo. La soluzione del giallo, probabilmente, sta nella “spiegazione” di quelle due ore e più, trascorse da Galileo nella zona della stazione dove si era fatto riaccompagnare da un’amica. Una zona che lui conosceva bene perché sempre da lì prendeva la corriera per ritornare a Villa Verucchio dove abitava: non aveva infatti la patente. A parte le due birre sorseggiate in un bar, almeno ufficialmente, non si sa chi abbia incontrato in quei quasi 150 minuti passati a zonzo tra piazzale Cesare Battisti e viale Dante. Di sicuro l’ultima persona che ha scambiato due parole con lui, una delle dipendenti della tabaccheria dove si è fermato a controllare una schedina del SuperEnalotto, non si è trovato davanti un uomo che dava l’idea d’aver avuto qualche discussione, uno scontro, un incontro non gradito, poco prima di essere trafitto al collo da una coltellata alle spalle.

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