Rimini. Oasi e Confartigianato "divorziano"

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Sembrava impossibile dividere quelle due sigle: Oasi e Confartigianato. Invece dopo circa trent’anni è successo. Da una parte lo storico presidente Giorgio Mussoni con la “sua” Oasi, dall’altra la nuova creatura affidata a Mauro Vanni, Confartigianato Balneari Demaniali.

Quelli che restano

Cosa è successo? Lo spiega Vanni, presidente provinciale e regionale della Confartigianato Balneari. «Oasi ha deciso di fare un sindacato indipendente chiedendo l’appoggio esterno alla Confartigianato, mentre prima era una branca dell’associazione».

Pare evidente che la risposta sia stata negativa. «Si sono rotti i rapporti. Le cooperative Rimini sud e Torre Pedrera sono rimasta in Confartigianato, Oasi conta su Bellaria, Viserba, Cattolica, Riccione e Misano. Numeri? Oasi aveva un migliaio di associati, ora sono circa 300. Ricordo che trent’anni fa Oasi passò da Confcommercio a Confartigianato e da piccolo sindacato siamo arrivati ai tavoli nazionali. Confartigianato è la casa in cui siamo nati e cresciuti».

Ma al di là dell’autonomia e dalla partecipazione ai tavoli nazionali, esistono anche diversità nel condurre le varie battaglie dei balneari, tipo la Direttiva Bolkestein? «Non direi, in questo caso le differenze non sono sostanziali. Diciamo che io “polemizzo” con i ristobar, ai quali chiedo una partecipazione alle spese che invece sono a carico dei bagnini, quando tutti sono coinvolti, penso alla Tari, al servizio di salvataggio. Poi il delivery, per noi bagnini è un servizio, il bagnante ha diritto di prendere da mangiare dove vuole, mentre Oasi ha idee diverse».

Quelli che vanno

Giorgio Mussoni è il leader nazionale dell’Oasi e come al solito non la manda a dire. «Abbiamo rotto i ponti. Noi balneari pretendiamo che il nostro rappresentante sia un balneare. Oasi era ed è un sindacato autonomo fatto dai balneari, diciamo che abbiamo uno sprint in più, la Confartigianato ha una struttura burocratica e basta. Loro ci volevano come sottomessi, ma i balneari hanno bisogno di un sindacato vero, non esiste una categoria con le nostre caratteristiche, il presidente deve andare bene a noi, non ci serve il burocrate che fa il compitino».

Magari avete idee diverse sulla Bolkestein. «La Bolkestein è meno grave di quello che si pensi. La direttiva europea è un atto dovuto, ma non lo sono le regole dell’evidenza pubblica, quelle le fa lo Stato. Mai visto sulla faccia della terra che il sindacalista sia un burocrate. Non saremmo diventati gestori di uno stabilimento balneare se non fosse stato per la caparbietà del sistema sindacale che è stato messo in piedi. Se devo portare la mia categoria nelle mani di Confartigianato piuttosto faccio le scoppiettate, non hanno il dna».

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