Rimini, nato morto dopo 30 ore di travaglio: "Violenza ostetrica"

«Un classico caso di violenza ostetrica». È l’ambito in cui l’avvocato Piero Venturi inquadra la tragedia costata la vita ad Alessandro, primogenito di una famiglia riminese, venuto alla luce privo di vita dopo oltre 30 ore di travaglio in casa. Il giorno dopo l’annuncio della denuncia presentata contro le due ostetriche private che hanno assistito la puerpera, la ricostruzione del dramma fatta minuto per minuto dalla mamma spiega le conclusioni cui è arrivato il legale. Convinzioni che l’avvocato Venturi ha rafforzato dopo aver letto e raccolto i racconti di una ostetrica e della famosa influencer Charlotte Lazzari moglie del ballerino Kledi Kadiu che con le due ostetriche indagate dalla Procura della Repubblica per omicidio colposo in concorso, sostengono a loro volta di non aver avuto esperienze positive. Anzi.


Cos’è successo

Ma cosa è successo per trasformare una tranquillissima gravidanza in una tragedia? Perché, stando a quanto scritto dalle indagate sul primo “Diario del parto di Alessandro” sono passate più di 30 ore prima che la puerpera raggiungesse con mezzi propri e non in ambulanza come prevede il protocollo della Regione l’ospedale Infermi? Le risposte, secondo l’avvocato Venturi vanno ricercate nel comportamento tenuto fin da subito dalle due indagate. Che in più occasioni, stando alla ricostruzione della puerpera 34enne, hanno messo in “dubbio” la validità di protocolli collaudati come quello di eseguire gli esami standard pre parto compreso il tampone vagino-rettale utile a verificare la presenza di streptococco tipo B. Accertamenti che avrebbero definito superflui.
Ostetriche che potrebbero aver violato i più elementari protocolli sanitari quando non hanno predisposto il trasferimento in ospedale della puerpera a seguito di importanti perdite di «liquido verde». Un campanello d’allarme molto chiaro in ginecologia. Vuol dire infatti che nel liquido amniotico ci sono tracce delle feci del feto, segno questo di una sofferenza del piccolo più o meno grave a seconda dell’intensità della loro colorazione. Una situazione che va gestita in ambito ospedaliero e non nel salotto di una casa privata. Così come risulta incomprensibile oltre ad essere una violazione delle norme regionali che obbligano il trasferimento in ospedale con l’ambulanza in caso di parto in abitazione fallito, perché nessuna delle due abbia accompagnato i genitori nella loro corsa verso l’Infermi alle 6 della mattina del 5 novembre. Pesante l’accusa che rivolge loro la madre: all’ennesima richiesta di essere ricoverata, oltre a sottolineare che le sue sofferenze non sarebbero finite si sarebbero preoccupate della figura che avrebbero fatto loro con le ostetriche ospedaliere. Frasi che le sono rimaste scolpite in testa come quelle in cui la “accusavano” di essere lei a bloccare la nascita di Alessandro.


Caso delicato


«Ho il timore che intorno a questa vicenda – ha già sottolineato l'avvocato Venturi incontrando la stampa – si scontrino due filosofie. Da una parte il mondo della medicina tradizionale e dall'altra il mondo impalpabile della medicina cosiddetta alternativa. Scontro che certamente si è acuito dopo la pandemia».
Ecco perché nell’esposto denuncia, il legale nel rimarcare l’accusa di omicidio colposo, da integrare con lesioni personali ai danni della mamma ed al falso in atto pubblico per la stesura modificata del “Diario della nascita di Alessandro”, chiede un provvedimento che impedisca alle due ostetriche una 44enne di Faenza e una 26enne di Rimini di esercitare fino a conclusione dell’inchiesta.

 

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui