Rimini. Manca il personale, i sindacati: "Ecco come trovarlo"

Carenza di personale. Il grande problema delle città a vocazione turistica. Soprattutto durante la stagione balneare: estiva, ma anche pasquale. Albergatori e ristoratori riminesi hanno già lanciato l’allarme. Col presidente Aia, Patrizia Rinaldis, che ha lamentato, per Pasqua «l’impossibilità di far incrociare domanda e offerta» e riproposto l’opportunità «di attingere alla manodopera straniera attraverso i flussi derivanti dal Ponte Adriatico con l’Albania». E col presidente della Confcommercio pubblici esercizi, Gaetano Callà, che ha parlato di proprietari di ristoranti «costretti a rivedere i servizi, fino, in alcuni casi, a dover tagliare il pranzo».

Gli orari e le condizioni

Commenta Gianluca Bagnolini, segretario generale Fisascat Cisl Romagna: «Penso che il problema della carenza di manodopera abbia bisogno di essere affrontato in maniera strutturale a partire dalla necessità di ridare attrattività all’impiego stagionale. Non si può pensare di assumere un impiegato, farlo lavorare 10-12 ora al giorno, magari senza riposi e ferie, e, poi, pagarlo per le 6 ore e 45 minuti giornaliere previste dal contratto nazionale: senza straordinari, quindi». Aggiunge il sindacalista: «Per rendere più appetibile il lavoro di cameriere stagionale, soprattutto tra giovani disoccupati e studenti universitari, si dovrebbe modificare l’approccio culturale e il modello di organizzazione del lavoro utilizzando flessibilità esistenti. Come? Attraverso i contratti part-time, ad esempio. Hai bisogno di una figura professionale che lavori 12 ore al giorno per coprire l’intero servizio di sala? Bene, si assumano tre persone part-time, con contratti di 4 ore al giorno. Oppure due a tempo pieno. E vedrai che saranno molti i ragazzi disposti ad accettare la proposta, perché avrebbero il modo di coniugare il divertimento col lavoro. Perfino in quei periodi di forte spensieratezza che sono i mesi estivi».

La copertura contributiva

Non solo contratti e rispetto delle regole, che per Bagnolini sono fondamentali. Il sindacalista tocca, infatti, un’altra criticità, che ha contribuito a deteriorare nel tempo l’approccio lavoratore-impiego stagionale. Quella della mancanza di ammortizzatori sociali ad hoc. Spiega il segretario Cisl Turismo: «Prima della legge Fornero esisteva la formula della “disoccupazione a requisiti ridotti”, che garantiva al lavoratore stagionale un’indennità di 180 giorni, al 30% dello stipendio percepito: tre mesi di lavoro, dunque, avrebbero assicurato una copertura netta e contributiva di nove mesi. Cosa è successo, invece, con l’entrata in vigore della riforma Fornero? – stigmatizza Bagnolini -. E’ successo che gli stagionali sono stati inseriti in ambito Naspi, ma con una copertura pari al 50% dei mesi lavorati: hai un contratto di tre mesi, percepisci la Naspi per appena un mese e mezzo al 75% dello stipendio percepito».

La ricerca dei dipendenti

Fa notare, allora, il segretario della Cgil Turismo Rimini, Francesco Guitto: «La nostra richiesta rimane sempre la stessa: parificare il periodo di disoccupazione ai mesi lavorati. Tre mesi di contratto? Tre mesi di indennità. Con l’aggiunta di partecipare, obbligatoriamente, a periodi di formazione lavoro, in modo da fidelizzare le professionalità e alzare la qualità del lavoro». Chiosa il sindacalista della Cgil: «La scorsa settimana ho dato un’occhiata al portale del Centro per l’impiego di Rimini: le offerte di lavoro formalizzate dalle imprese del turismo non superavano qualche decina. Mi chiedo quindi: hotel e ristoranti come lo ricercano il personale? Perché questa è la questione dirimente. Per cui al di là della vicenda flussi, ritengo indispensabile che si istituisca un tavolo provinciale sul lavoro stagionale composto da Cgil-Cisl-Uil e associazioni datoriali. E che resti aperto fino al raggiungimento di quell’intesa contrattuale auspicata da tutti».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui