Rimini. Lo spacciatore in fuga progettava un omicidio

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Pusher sfugge all’arresto della maxi retata, fatta scattare ieri in Lombardia in alcune città d’Italia, tra cui Rimini. L’albanese 36enne è riuscito a darsi alla macchia e adesso le forze dell’ordine sono sulle sue tracce. Intanto in manette sono già finite venti persone di nazionalità albanese e italiana, tutte accusate a vario titolo di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso e dall’uso delle armi.

L’operazione era iniziata a settembre 2019 quando, seguendo un possibile canale di fornitura di droga della piazza di spaccio di Pioltello, provincia di Milano, gli agenti sono risaliti a una serie di persone, di origini albanesi, dimoranti in alcuni comuni della bassa bergamasca.

E’ stata la polizia a eseguire l’ordinanza di custodia cautelare che ha portato anche al sequestro di 1,4 chili di cocaina, 14 chili circa di eroina, 100 chili sostanza da taglio, 17.500 euro circa in contanti e due pistole semiautomatiche.

Delitto e libertà limitata

Stando alle indagini, il componente della banda - domiciliato a Montescudo-Montecolombo - era uno dei terminali dell’organizzazione per la distribuzione di fiumi di cocaina: il 36enne albanese era infatti solito acquistare ingenti quantità di cocaina, anche oltre mezzo chilo per volta, che poi veniva smerciata lungo la riviera e in provincia. Le cessioni potevano avvenire anche oltre il confine, in territorio marchigiano, e in alcune occasioni l’uomo era stato pedinato dalla polizia. Anche perché l’indagato con base a Rimini, per crimini precedenti non solo aveva il divieto di allontanarsi dalla provincia ma era stato affidato in prova ai servizi sociali, come misura alternativa alla carcerazione. E dal quadro degli inquirenti è emerso anche un altro particolare che lo riguarda: lo spacciatore 36enne infatti stava progettando un omicidio che però non riusciva in quel momento a portare a termine in prima persona. L’ostacolo che lo separava dai suoi intenti era proprio l’affidamento ai servizi sociali che non gli permetteva di muoversi in libertà. Libertà che ieri ha cercato di conquistare con la fuga e a cui le forze dell’ordine cercheranno di mettere un punto al più presto.

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