Se da un lato le aziende riminesi continuano a ricercare personale qualificato, dall’altro il territorio non sembra essere in grado di esprimere figure professionali specializzate.
La fotografia
Una fotografia a tinte fosche quella che emerge dall’indagine Unioncamere 2023. Che, per il solo mese di maggio, parla di una carenza di personale di 3.042 lavoratori, tra operai, impiegati, dirigenti, ovvero il 41% del totale delle figure professionali richieste dalle imprese della Riviera che ammonta a 7.420 unità. «È il quadro della situazione – commenta
Alessandro Pesaresi, presidente della delegazione riminese di Confindustria Romagna –, che riguarda un po’ tutti i comparti produttivi, dall’industria al turismo, e tutte le professioni, dagli ingegneri, ai quadri amministrativi. Anche il nostro gruppo (“Pesaresi Giuseppe spa”, quattro aziende che operano nel settore delle infrastrutture, duecento dipendenti, ndr), ad esempio, ha dovuto affrontare problemi di reperibilità di manodopera, perfino tra i laureati da inserire nell’area amministrativa». Criticità, questa, che emerge chiara dallo studio Unioncamere.
Il dettaglio delle carenze
Là dove si legge che per un totale di 440 dirigenti da assumere, il 55,3% resterà inevaso “per mancanza di candidati”. Per 4.420 impiegati, il 38,3% verrà a mancare, anche in questo caso “per mancanza di candidati”. Così come per 880 operai qualificati: il 54,9% delle richieste non sarà coperto. E scarseggia perfino il personale non qualificato, come gli addetti alle pulizie, ad esempio: anche in questo caso su una stima di 1.690 assunzioni, il 37,3% resterà lettera morta. Sottolinea Pesaresi: «Credo che andrebbe rivisto il dialogo azienda-scuola-università. E soprattutto migliorato. I giovani devono entrare sempre più in azienda, vederla direttamente, toccare con mano il significato stesso del fare impresa. Se quindici giorni di apertura delle imprese agli studenti non sono sufficienti, allora si passi ad un mese. L’importante è che questo confronto mondo produttivo-studio cresca sensibilmente».
Scuola-lavoro e famiglia
Rilancia, quindi,
Davide Ortalli, direttore Cna Rimini: «Alcuni profili sono poco presenti sul mercato, come quelli degli operai specializzati o qualificati tipo tornitori, saldatori ma anche programmatori Plc. Per non parlare degli ingegneri (su 30 assunzioni previste, il 75% è destinato a rimanere inevaso, secondo l’indagine Unioncamere, ndr). Insomma, bisogna lavorare su formazione e soprattutto orientamento per accompagnare giovani e famiglie ad avere informazioni e strumenti necessari per soddisfare le proprie aspettative». Ma è sul tema famiglia che Pesaresi pone l’accento: «I giovani oggi hanno perso il valore della famiglia e l’importanza che essa riveste. Per questo il governo dovrebbe incentivare, attraverso fondi ad hoc, la natalità. Perché alle nuove generazioni manca proprio il senso di famiglia, che era innato, invece, nella nostra generazione e ancora di più in quella dei nostri padri. E soprattutto manca il senso del sacrificio». Conferma Ortalli: «Per alcuni lavori incide anche il tema della cultura al sacrificio che scoraggia in particolar modo i giovani a prestarsi a certe mansioni. Non a caso l’Italia ha una percentuale di Neet (inattivi, che non studiano e non lavorano, ndr) del 25,1%, una delle più alte in Europa». Carenza di personale che alla lunga potrà provocare un calo di fatturato per le aziende e del Pil per il territorio riminese. Chiosa Pesaresi: «Il rischio c’è. Davanti ad una carenza cronica di personale qualificato è evidente che un’azienda si trovi costretta a ridurre la produzione con tutto quello che ne può conseguire».