Rimini. Lavanderie e inflazione: "Costi insostenibili"

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Bollette. E’ da mesi la parola più fastidiosa e odiata dagli italiani. Ancor più delle tasse. Perché colpisce tutti, senza distinzione. E anche molto duramente. Ferendo particolarmente cittadini meno abbienti e attività imprenditoriali. Per questo, come Corriere Romagna, abbiamo iniziato un vero e proprio viaggio tra i settori produttivi di Rimini e provincia. Per comprendere bisogni e necessità. E raccogliere disagi e difficoltà. Come quelle di far quadrare i conti senza pesare sulle tasche della propria clientela. E allora, dopo le problematiche raccolte ieri nei panifici e nelle macellerie, ecco, oggi, quelle sollevate dai gestori delle lavanderie riminesi.

Prezzi invariati, spese alle stelle

Spiega la proprietaria della “Baby” di via Coletti: «Il costo dell’energia elettrica è diventato insostenibile. Arrivano mensilmente bollette incredibili. Dai costi assurdi. E sta andando avanti così da gennaio. Rispetto allo scorso anno, infatti, mi trovo a pagare almeno il doppio, se non di più. Se prima, ad esempio, ero sulle 400 euro al mese, adesso l’esborso è di 870 euro mensili. Solo per la luce. Ma vi sembra normale? Non so proprio come fare. Anche perché i prezzi li ho tenuti invariati: lavaggio e stiratura pantaloni 5 euro, camicia 4 euro, cappotto 8 euro». Attività che vai, situazione identica che trovi. Commenta amareggiato il titolare della lavanderia “Arcobaleno”, di via XXIII Settembre: «Se ritocchi i prezzi, i clienti si lamentano e protestano. Io li capisco perché il costo della vita ormai ha raggiunto livelli insostenibili. E’ aumentato tutto. Ma le bollette ci stanno addirittura bastonando. Basti pensare che da 750 euro al mese sono arrivate a 1.300 euro. Quasi il 100% di aumento. Mentre il nostro prezzario ha subito incrementi minimi, del 2-3%. Un pantalone sta sui 4,30 euro, una camicia 3,80 euro. Un cappotto 8, 10 euro, dipende dalla lunghezza». Chi riesce a scamparla, a sottrarsi dalla morsa inesorabile del caro-bollette sono quei piccoli imprenditori che hanno stipulato contratti energetici bloccati. Dal prezzo, cioè, costante nel tempo. A seconda degli anni fissati nelle clausole dell’accordo. Spiega il titolare della lavanderia “Lava e indossa” di via Tommaseo: «Ho un contratto della luce congelato a circa 600 euro al mese, per cui non sono soggetto ad aumenti. Per quanto riguarda i prezzi mantengo sempre gli stessi: 5 euro per un pantalone, 4,50 euro per lavare e stirare una camicia e 10 euro circa per un cappotto. E devo dire che la clientela è stabile».

Le lavanderie industriali

Ma se le cifre che girano tra le piccole lavanderie sono alte. Quelle che apprendiamo dalle lavanderie industriali sono impressionanti, da far drizzare i capelli in testa. Sottolinea un gestore di Santarcangelo: «Bollette? Meglio che non ci pensi. Roba da non dormirci la notte. Allora eccola qui quella dell’energia elettrica, ve la leggo: a luglio dello scorso anno eravamo sotto i 10mila euro, adesso sapete a quanto siamo arrivati? A 20 mila euro. Quella del gas, poi, è da non credere: abbiamo superato le 50 mila euro». E i prezzi? Come è costretta a regolarsi questa attività con la clientela? «Il nostro settore – spiega il proprietario - è quello dell’abbigliamento fashion. E nel conto economico dell’azienda, le spese energetiche hanno sempre pesato per un buon 30%: Prima. Perché adesso hanno, addirittura, raggiunto il 50%, se non oltre. Per questo siamo stati costretti ad apportare dei ritocchi al prezzario, di un 20-25% in più a capo». Cambi Comune, non si modificano i problemi. Sempre gli stessi, con un unico nome e un unico cognome: bollette energetiche. Chiosa la titolare della lavanderia industriale L.A.R. di San Giovanni in Marignano: «Noi lavoriamo con i ristoranti e gli alberghi. E siamo stati costretti ad aumentare i prezzi di un 10%. Questo dopo che il costo dell’energia elettrica è lievitato fino a 40 mila euro, a giugno, contro le 20 mila dello stesso periodo dello scorso anno. E per fortuna che sul gas abbiamo ottenuto una proroga del vecchio contratto, fino ad ottobre».

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