Rimini, la furia dei bagnini: "Paghiamo i salvataggi per guardare i gabbiani"
«È una follia pensare all’allungamento del servizio di salvataggio. Una follia. Tutti cercano di far risparmiare le aziende, invece in un momento di crisi come questo, noi dobbiamo pagare di più per i salvataggi che staranno a guardare i “cocali” (i gabbiani, dal dialetto romagnolo, ndr). Se ci fosse un evento particolare capirei, ma a queste condizioni non proprio ha senso». Non ha freni Mauro Vanni, il presidente di Confartigianato imprese demaniali, secondo cui l’allungamento della stagione balneare, e quindi il servizio dei bagnini di salvataggio, è l’ultima cosa di cui aveva bisogno la riviera riminese. «E soprattutto un momento come questo - rimarca - con tutte le incertezze per la Bolkestein».
Granitico, Vanni, nella sua posizione, al punto di ammettere di aver volutamente disertato l’incontro che si è svolto ieri mattina in comune tra l’Amministrazione e i sindacati, perché, spiega, «non era una discussione, ma solo l’occasione per comunicarci una decisione già presa».
E se il Comune di Rimini, così come gli altri Comuni della costa che hanno preso la stessa decisione, ha motivato la scelta adducendo la volontà di destagionalizzare l’offerta turistica, Vanni chiarisce che se l’intenzione era quella «avrebbero dovuto chiedere agli hotel di stare aperti, così come ai bar e ai ristoranti sulla spiaggia, o ai parchi tematici come Aquafan, che, tra l’altro, l’11 chiude». Per il presidente di Confartigianato imprese demaniali, insomma, «non è questo il modo di fare turismo».
Facendo una botta di conti, infatti, risulta che pagare una settimana in più di lavoro ai bagnini di salvataggio costa 180mila euro solo per Rimini, che si traducono in circa 400 euro a testa per lavoratore. «Ma per noi non è un problema economico, - ribadisce Vanni - se quei soldi avessero una finalità logica, andrebbe bene. Il punto è che la programmazione turistica non si fa così». «E quello che dispiace - aggiunge - è che si crea una tensione sociale molto dannosa verso le nostre imprese. Verso la nostra categoria c’è un pregiudizio terribile».
Anche Legacooop Romagna ha espresso in una nota il suo giudizio negativo.