Rimini, la battaglia dei salvataggi: "Estendere giornate e orari del servizio"

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«Non si possono voltare le spalle al mare alle 18,30. Ma neppure dalle 13 alle 14, quando siamo in pausa pranzo». Stefano Simoni, soccorritore marittimo e responsabile della comunicazione per l’associazione marinai di salvataggio della provincia di Rimini, riferisce di avere già avuto un confronto in proposito con il comando generale della Capitaneria di Ravenna, che ha il coordinamento di tutte le altre in Romagna.

Il confronto con la Capitaneria

«Durante un recente incontro a cui la nostra associazione ha preso parte – riferisce Simoni –, la Guardia costiera ha preso atto che l’organizzazione della sicurezza in mare, con gli orari previsti al momento, non è affatto ottimale e andrà migliorata». Al momento l’ordinanza balneare regionale prevede che il servizio di salvataggio sia garantito dalle 9,30 alle 13 e dalle 14 alle 18. Nel 2023 l’ordinanza è entrata in vigore sabato 3 giugno (doveva essere il 27 maggio ma la data è stata posticipata a causa dell’alluvione) e scadrà il prossimo 10 settembre. Quattro Comuni su cinque della provincia di Rimini (tutti tranne Bellaria Igea Marina), avendone facoltà, hanno da tempo stabilito l’estensione della durata dell’ordinanza regionale fino a domenica 17 settembre, trovando la piena contrarietà da parte delle Cooperative dei bagnini che finanziano il servizio. A Ravenna la data di conclusione del servizio è rimasta il 10 settembre, così come a Cervia.

Interventi fuori orario

Simoni parte da una considerazione: «Un servizio pubblico, come quello di garantire la sicurezza dei bagnanti, non può essere lasciato alla discrezionalità dei privati, a cui viene appaltato (le cooperative dei bagnini che devono sostenerne i costi, ndr): c’è un evidente conflitto di interessi. Un servizio pubblico dovrebbe essere gestito direttamente dal pubblico». Considerazione a cui il marinaio di salvataggio aggiunge una constatazione: «Sempre più spesso registriamo casi di persone che vengono salvate fuori dall’orario in cui il servizio di salvataggio è obbligatorio. Mi è capitato personalmente di salvare dei bambini alle 9 di mattina, così come succede a tanti colleghi di dovere intervenire durante la pausa pranzo o dopo le 18,30. La vita di una persona non può dipendere dalla fortuna di trovare un soccorritore che arriva in anticipo o se ne va in ritardo o resta in spiaggia per la pausa pranzo. La Romagna vuole essere all’avanguardia con il turismo ma per farlo non può prescindere dal potenziare e migliorare questo tipo di servizio ancora organizzato secondo turni e orari anacronistici».

La proposta

La proposta che l’associazione marinai di salvataggio della provincia di Rimini avanza è quella di iniziare il servizio l’1 maggio e di terminarlo il 30 settembre. Quanto agli orari, chiedono che la presenza dei soccorritori sia prevista dalle 8 alle 20, dividendo l’attività lavorativa su due turni, 8-14, 14-20. «È una proposta per avviare una discussione – aggiunge Simoni –. Stiamo cercando di sensibilizzare le Amministrazioni comunali, la Regione e le Capitanerie di porto di tutta la Romagna affinché si comprenda la necessità di un cambiamento radicale. Intanto prendiamo favorevolmente atto della comunità d’intenti con la Capitaneria di Ravenna. Con tutti gli enti, a partire dalla Regione, dovremo avviare un confronto costruttivo. Al momento, specie da parte delle Amministrazioni comunali, registriamo delle resistenze e ci chiediamo il perché. Ci sono interessi privati da tutelare? E perché debbono essere tutelati i privati rispetto alla sicurezza di chi fa il bagno in mare? Perché non ce le poniamo tutti queste domande?». Altra questione, il fronte mare che ogni bagnino di salvataggio è chiamato a presidiare. «Al momento abbiamo 150 metri di fronte – dice Simoni – ma sono eccessivi. Sulla costa del Tirreno ogni soccorritore ha al massimo dagli 80 ai 100 metri. Bisogna considerare quanta gente fa il bagno in quei 150 metri e anche che di fatto, se consideriamo che dobbiamo controllare il mare fino alle boe poste a 300 metri dalla costa, siamo chiamati a presidiare un’area di 45mila metri quadrati: è troppo, insostenibile». A partire dalle prossime settimane si aprirà un confronto con tutti i soggetti interessati. «Vogliamo essere fiduciosi ma bisogna capire che non si possono voltare le spalle al mare alle 18,30. E bisogna che lo capiscano tutti». E.A.

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