Più di una dipendente è entrata in azienda giovanissima ed è donna e madre-lavoratrice con il giusto tempo da dedicare ai figli da accompagnare a sua volta nel mondo del lavoro. Era una delle scommesse con cui Alberto Gnoli nel 2003 aprì a Rimini Hospitality Marketing sull’onda di una precedente esperienza riccionese datata 1996 e oggi, sotto il traguardo dei 20 anni di attività della sua agenzia, l’amministratore unico si gode quello che ama definire un «esempio virtuoso di azienda che cura il suo personale con particolare attenzione alle “quote rosa”, alla flessibilità degli orari e alla qualità della vita del dipendente».
In cuor suo probabilmente pensa che qualcuno di quei pargoli è anche figlio delle sue scelte, di un modello imprenditoriale che fa pensare più al Nord Europa e ai Paesi scandinavi che all’Italia. Di certo la sua azienda, fra le realtà leader in Italia nella creazione a livello nazionale della gestione e sviluppo di Club di prodotto, Consorzi alberghieri e Reti di Imprese rivolti a segmenti di clientela specifica (family, bike & sport, benessere, all-inclusive), ha una serie di tratti distintivi davvero particolari.
Gnoli, partiamo dal principio, cosa è Hospitality Marketing?
«Siamo un’azienda marketing-oriented nata per portare valore alle piccole e medie imprese italiane che operano nel settore turistico: studiamo e realizziamo piani strategici e di comunicazione per supportare gli albergatori e gli imprenditori in generale nel raggiungimento dei loro obiettivi, aumentare le vendite e creare nuovo valore. Mettiamo insieme aziende, progetti, interpretiamo bisogni e necessità per aumentare la capacità competitiva dei nostri clienti sui mercati nazionali e internazionali. Per fare tutto questo mi serviva un team giovane e dinamico che per natura potesse guidare idee, progetti, strategie per lo sviluppo e la crescita delle imprese turistiche ed è da qui che sono partito oramai 20 anni fa. Oggi siamo una macchina organizzativa, con i 12 gruppi che gestiamo e lavoriamo con oltre 500 hotel su tutto il territorio nazionale, con un modello aziendale unico, dove la differenza viene fatta dalla competenza e il know-how del nostro personale che ha una conoscenza verticale dei vari prodotti e realtà. Ho voluto dare spazio alle ragazze che poi sono diventate donne e mamme assieme alla nostra azienda in un modello sociale che crescesse simmetricamente a questa nuova dinamica».
Spazio sembra quasi un eufemismo: 11 dipendenti su 12 sono giovani donne e mamme fra i 25 e i 40 anni. Tradotto, il 92%, altro che quote rosa.
«Le donne hanno caratteristiche innate: sono affidabili, puntuali e diligenti. Determinazione, empatia, cura e attenzione per il cliente: una combinazione di attitudini e capacità con una visione e un approccio organizzativo e di responsabilità gestite in maniera orizzontale (nessuna gerarchia), oltre agli strumenti tecnici, le ha rese le persone giuste nell’ambiente giusto con una buona intercambiabilità tra i ruoli».
Come ci si è arrivati?
«Con un lavoro progettuale di organizzazione che pone particolare attenzione alle loro esigenze extra-lavorative: si è ad esempio ridotto l’orario senza toccare il singolo stipendio e in questo modo i full-time sono passati dalle precedenti 40 a 36 ore senza impattare in alcun modo su compenso e inquadramento. Grazie a un innovativo e quanto singolare accordo sindacale di secondo livello recentemente siglato, oltre alla formula verticale “36=40”, l’azienda propone inoltre anche un part-time di 29 ore (remunerato per 32) con orari flessibili e la possibilità di uno smart working per necessità familiari o logistiche. Il venerdì poi si lavora mezza giornata e dalle 12.30 si va tutti a casa per allungare il week-end e ricaricare le pile dopo la settimana lavorativa. I ponti sono un must, come anche le festività lunghe quali ad esempio quelle da Natale all’Epifania».
Il recente accordo sindacale ha apportato ulteriori novità?
«L’ho voluto fortemente con l’obiettivo di motivare ancor più lo staff appunto quasi tutto femminile. A tutti i dipendenti veniva già garantito un piano formativo personalizzato, che permette di migliorare e aumentare le singole competenze e al rientro dalla maternità il part-time veniva già garantito di default su richiesta dell’interessata e attualmente ne stanno usufruendo in sei: con l’intesa sindacale sottoscritta recentemente questo trattamento vale ora fino ai 13 anni di età del figlio con una larga flessibilità sugli orari e l’opportunità dello smart working».