«Premiare il merito, valorizzando i dipendenti». Che in molti si concedano le ferie dopo aver lavorato un’intera estate è prassi consolidata ma vedersi offrire la vacanza dal proprio titolare pare un’ipotesi dai contorni fiabeschi. Eppure a Rimini è successo: a rientrare in questa casistica è chi lavora per i fratelli Paesani. Ben 18 lavoratori, tra le leve del ristorante Sburoun sono partiti ieri con Claudio per trascorrere 5 giorni a Barcellona, mentre 28 ragazzi del Coconuts volavano a Gran Canaria con suo fratello Lucio. «Lo abbiamo già fatto anni fa. Nel 2004 andammo in Messico in 14 mentre nel 2009 partimmo in 42 alla volta di Ibiza», fa presente l’imprenditore riminese dalla Spagna, che spiega: «Così si fa squadra».
Meritocrazia al centro
Distribuendo i biglietti aerei, Paesani ha mantenuto la promessa formulata a inizio stagione, nonostante i rincari. «Se affronteremo uno stop causa pandemia, garantirò comunque lo stipendio ai 15 lavoratori residenti. La parola data sarà mantenuta – afferma - come la mantenemmo, quando chiusi, senza ristori e con la cassa integrazione in ritardo di 6 mesi distribuimmo ciò che era rimasto ai collaboratori». E ribadisce: «Bisogna premiare chi ha lavorato con passione in una brigata incompleta, vista la difficoltà a reperire personale anche per lo Sburoun che conta 300 coperti per 5-600 clienti al giorno», allarga le braccia.
Una boccata di ossigeno
Ecco perché la vacanza aziendale, rimarca ancora Paesani, è in linea «con un approccio al lavoro e al rapporto imprenditore-dipendente che vede corsi di formazione gratuiti e incentivi per i consumi». E non usa giri di parole: «Questa boccata d’ossigeno arriva dopo aver attraversato la più grave crisi della storia, il cambio di coordinate economico finanziarie che sta mettendo all'angolo la piccola e media impresa con vergognose limitazioni al credito, una pandemia lunga due anni che ha colpito duro e di più il nostro settore e l’emergenza energetica. Quello che facciamo non è – chiarisce – non vuol essere uno spot modello “Green Wash”. Ma rappresenta la nostra umile risposta al dibattito sul reddito di cittadinanza che ha incendiato l'estate».