Rimini. Il primario: senza no vax in intensiva non avremmo problemi

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Ormai sembra quasi una “banalità” solo a pronunciarla, ma quando sono gli stessi professionisti a ribadirlo, soprattutto nei momenti clou, allora le parole assumono un altro valore: se non ci fossero le persone non vaccinate il lavoro dei sanitari sarebbe più facile e nei reparti dedicati alle emergenze si potrebbero dedicare esclusivamente alle altre patologie. Emiliano Gamberini dirige il reparto di Anestesia e rianimazione dell’Ospedale Infermi di Rimini, ma il suo è un ragionamento che si estende alla Romagna, dato che nella gestione dei ricoveri le terapie intensive e sub intensive dell’Ausl lavorano in rete.

Sotto pressione

I contagi aumentano e necessariamente crescono i ricoveri. Ieri in Emilia Romagna i pazienti ricoverati in terapia intensiva erano 112 (più 5 rispetto al giorno precedente): 11 a Ravenna, 9 a Imola, 2 a Forlì, 1 a Cesena e 15 a Rimini.

«In tutta la Romagna stiamo assistendo a una pressione importante» spiega il primario Gamberini.

La priorità di queste ore è gestire i pazienti Covid, quando poi ci sono i cosiddetti “pazienti puliti” da seguire. Perché, va detto, le altre malattie esistono ancora.

«Tutto il resto dell’ospedale, gli altri reparti - aggiunge Gamberini - stanno collaborando per gestire i pazienti puliti che prima erano in terapia intensiva».

Spiegato che l’emergenza c’è, ma è per il momento gestibile, il primario offre il teorema più semplice da capire. «Vero è - scandisce - vero è che se non esistessero i non vaccinati, non esisterebbe la pressione sui reparti ospedalieri. I ricoverati in terapia intensiva e sub intensiva, nell’80 per cento dei casi sono persone non vaccinate».


Quando parla di pressione importante, senza volere creare allarmismo, cosa intende dire, che margine avete ancora? «Il margine non è tanto, ma in caso di necessità riusciamo a ricoverare grazie alla rete messa in campo fra le strutture ospedaliere, la pressione non è mai allo stesso livello in Romagna. Al momento la pressione è abbastanza costante, il problema semmai è sui ricoveri ordinari e questo è grazie all’effetto del vaccino che rende i casi meno gravi, chi viene colpito dall’infezione non finisce più in terapia intensiva, il vaccino protegge molto».

Non a caso, come ha detto lei, l’80 per cento dei ricoverati nelle terapie intensive non è vaccinato. «In tutta la Romagna i pazienti in terapia intensiva vaccinati si contano su una mano. Se non ci fossero i non vaccinati, in terapia intensiva non si renderemmo neppure conto che il Covid esiste ancora. E faremmo molta meno fatica, avremmo turni di lavoro normali e passeremmo molto più tempo con le nostre famiglie».

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