Rimini, il "Pescato" di Marinelli festeggia 50 anni

Quando il papà e lo zio aprivano la trattoria in via Valturio, lui non era ancora venuto al mondo. Oggi, mezzo secolo dopo tiene viva la tradizione dei “re” del pesce con il suo “Pescato” nel cuore di piazza Mazzini che si avvicina alle trenta candeline. È una storia di passione e lavoro legata a filo doppio all’Adriatico quella dei Marinelli, che nel 2022 vede il 49enne Luca tagliare il traguardo dei 50 anni di attività di famiglia, con il padre e la madre che nei giorni di super ordinazioni fanno ancora capolino alla pescheria-gastronomia per dare una mano dietro al banco e ai fornelli. Una storia che parte a una cinquantina di chilometri da Rimini, fra le colline della Valmarecchia dove il pesce non è e soprattutto a quei tempi non era proprio di casa, e passa per le Marche prima di approdare in Corso d’Augusto.

Luca iniziamo dal principio, da molto lontano.

«Siamo originari di Ponte Messa di Pennabilli dove abbiamo ancora la casa natale. Negli anni ’60-70 lì c’erano due strade: coltivare la terra o spostarsi altrove per lavorare. Mio babbo Francesco e mio zio Antonio scelsero la seconda e da giovani andarono a lavorare in un ristorante di Ancona, finché, a causa del terremoto, tornarono a casa e decisero di mettersi in proprio. La scelta del luogo in cui aprire un loro locale in società ricadde ovviamente su Rimini per evidenti ragioni di mercato e potenziale clientela. Era il 1972 quando nacque la Trattoria Marinelli in viale Valturio, dove ho trascorso in pratica tutta la mia gioventù e la mia infanzia».

Poi cosa accadde?

«Sono cresciuto nel ristorante fino a quando nel 1987 hanno deciso di venderlo e prendere strade diverse. Lo zio aprì la prima rosticceria di pesce di Rimini, la rosticceria Marinelli in via Del Pino. Mio padre si prese invece un anno sabbatico e poi aprì una piccola pescheria in via Melozzo da Forlì, che tenne fino a quando non ho concluso le scuole superiori aiutandolo un po’ il pomeriggio e nei fine settimana per fare esperienza e vedere se mi piaceva. A quel punto abbiamo aperto qui in piazza Mazzini con un progetto più completo: pescheria, pesce preparato e pronto da cuocere e cotto. Eravamo a cavallo fra il 1992 e il 1993, quasi 30 anni fa».

Come va il lavoro e come sono andati questi due anni di pandemia?

«Siamo contenti, non siamo magari ai livelli dei tempi splendenti, ma non ci possiamo certo lamentare. Nel periodo del Covid sono stato chiuso pochissimo per scelta, giusto tre settimane all’inizio per capire bene come funzionava con i codici Ateco e la gestione della clientela, poi non abbiamo più chiuso. Sono stati anni in cui abbiamo lavorato ancor più del consueto, perché con i ristoranti chiusi chi si voleva togliere una soddisfazione andava in rosticceria e noi abbiamo il vantaggio che proponiamo in pratica tutte le opzioni».

La clientela predilige il pronto o il preparato da cuocersi a casa? E quali sono i piatti che vanno per la maggiore?

«Noi trattiamo solo pesce e lo proponiamo fresco, pronto da cuocere e cotto: fra preparato e cotto la richiesta è la stessa e anche da menu non c’è qualcosa che va molto più del resto, forse il fritto che è un nostro punto forte. Oltre alla grigliata, che piace sempre nei pranzi e nelle cene a casa. Quello che offriamo è principalmente il menu della tradizione, ma non manca qualche piatto più elaborato e ricercato».

Quanti siete al “Pescato”?

«In sei, io e cinque dipendenti. Ma a volte, quando c’è bisogno, mio babbo e mia mamma Rossana vengono a dare una mano visto che per fortuna sono ancora in forma».

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