Rimini. I bagnini: "Salvataggio, servizio pubblico impossibile"

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«La gestione del servizio di salvataggio in mano agli enti pubblici? Non si può fare». E comunque non è così semplice mettere mano alla materia. Lo spiega a chiare lettere, il presidente nazionale di Oasi Confartigianato, il riminese Giorgio Mussoni, all’indomani della manifestazione di piazza dei marinai riminesi.

Mussoni

In primo luogo «il salvataggio è un obbligo di concessione, un servizio privato per imprese private – fa notare Mussoni, uno che le regole le conosce nei minimi dettagli –. E poi i Comuni hanno ben altro da fare». Una volta piantato il primo paletto, il resto viene di conseguenza. «Uno stabilimento balneare – chiarisce il presidente – si compone di personale che ha diverse mansioni: c’è l’addetto al salvamento, ma anche chi raccoglie mozziconi e carte in spiaggia o chi si occupa della pulizia dei servizi igienici. Di conseguenza – lancia la provocazione – una questione la voglio porre anche io: se “municipalizziamo” il servizio di salvataggio, lo stesso bisognerebbe fare con il resto del personale». E aggiunge: «I compiti amministrativi dei Comuni sono altri, chi avanza certe proposte, deve tenere presente l’interesse generale e non quello particolare».

Una bacchettata anche ai politici presenti ieri in piazza: «Non siamo ancora nel sistema delle nazionalizzazioni, appoggiare una simile richiesta denota poco acume. Sanno tutti quanto costano i servizi agli enti pubblici, mi sembrano solo schermaglie per accaparrarsi voti».

Il presidente chiude: «Quello del salvataggio è un servizio che gestiamo noi come ci viene richiesto dall’ente pubblico, nel pieno rispetto di tutte le norme sindacali. Quando una cosa funziona, non si tocca, perché poi si corre il rischio di guastarla».

Vanni

Sulla stessa linea Mauro Vanni, riminese, presidente del Sindacato Balneari Confartigianato dell’Emilia-Romagna: «È una polemica vecchia che si ripete ogni anno, ma pare che salvataggi e sindacati non sappiano di ciò che parlano. La gestione del salvamento in mano pubblica è un tema che non esiste, Regioni o Comuni non si possono accollare i costi di questo servizio. Noi concessionari, anzichè farlo direttamente ci organizziamo in gruppo per avere dei benefici, ma ci atteniamo a norme, tempi e disposizioni ricevuti dalla Regione».

Vanni aggiunge: «I marinai di salvataggio vorrebbero lavorare dieci mesi all’anno ma, inseguendo questo principio, c’è gente che fa il bagno anche a gennaio. E non siamo più agli anni ’70 e ’80 quando c’erano turisti fino a novembre. Diversa è l’estate, quando arrivano milioni di persone e il giusto controllo è necessario, da metà settembre in poi le presenze sono molto limitate».

Vanni aggiunge: «Il servizio ormai da tempo termina con il secondo week-end di settembre e negli anni si è dimostrato che non serve andare oltre, perché chiudono gli hotel e riaprono le scuole. In spiaggia qualche bagnante c’è sempre, soprattutto riminesi, ma questo non significa che sia necessario il salvataggio. Noi bagnini restiamo comunque al lavoro: la spiaggia è sorvegliata e non abbandonata a se stessa». Vanni conclude: «È una polemica sterile su un tema dibattuto migliaia di volte. I salvataggi insistono, ma non c’è spazio di manovra».

Concessioni, il Consiglio di Stato decide a ottobre

Più che alla questione dei marinai di salvataggio, a preoccupare i bagnini è soprattutto la questione del rinnovo delle concessioni demaniali. Il 20 ottobre si riunirà il Consiglio di stato in udienza plenaria per valutare, una volta per tutte, il rinnovo fino al 2033. Anche perché l’Italia è stata messa in mora dall’Unione europea per non aver completato la riforma.

Anche perché nella Legge sulla concorrenza all’esame del governo è spuntato un articolo per mettere subito a bando le spiagge. «È una proposta non concordata e che ci preoccupa - sottolinea il presidente di Oasi, Giorgio Mussoni -. Forse sono solo schermaglie elettorali, e io sono abituato a giudicare i fatti, però certe iniziative, che mettono in gioco la vita di migliaia di famiglie, vanno per lo meno concordate. Così non ci piace affatto: saremo vigili e attenti».

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