Rimini, "ho restaurato la casa col Superbonus e mi restano sul groppone 43mila euro senza rimborso"

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Superbonus 110%, gli restano sul groppone 43mila euro senza rimborso. L’idea di ristrutturare casa recuperando le spese attraverso agevolazioni ha conquistato milioni di italiani tra cui il 64enne professionista Aurelio Pini, torinese di nascita e riminese di adozione che, insieme alla moglie, ha deciso di procedere al restyling dell’appartamento. In ballo c’erano un impianto fotovoltaico, il cappotto esterno dell’abitazione e gli infissi oltre alla pompa di calore con la caldaia. È passato un anno e mezzo da quando si è recato nella filiale della sua banca a Santarcangelo, insieme alla consorte, intestataria di un conto corrente. «Siamo clienti da trent’anni – esordisce Pini – e con l’aiuto del nostro commercialista nella primavera del 2022 abbiamo compilato la pratica per ottenere i rimborsi». Tutto sembra filare per il verso giusto e la coppia, appena ricevuta la password per inserire i dati nella piattaforma, completa le scartoffie nella finestra temporale prevista. È la metà dell’aprile 2022. Passa qualche giorno e mentre fervono i lavori, giunge una pec che chiede di togliere dal documento gli interventi in itinere, lasciando solo quelli già effettuati, dal costo di 18mila euro. Una cifra, quest’ultima, che verrà recuperata a circa 6 mesi dalla richiesta, mentre i lavori verranno chiusi al 31 dicembre 2022. All’arrivo della pec, i coniugi rimettono mano alla piattaforma, eliminando le voci dei lavori in corso.

Le porte si chiudono

La doccia gelata li travolge quando nella Penisola viene raggiunto il limite della capienza fiscale. Tutte le porte si chiudono e non è possibile accettare la compensazione di nuovi crediti. Lamenta Pini: «Se avessimo saputo degli eventuali rischi, ci saremmo rivolti a un’altra banca o avremmo fatto scelte differenti, invece questa possibilità ci è stata preclusa. Morale? Abbiamo ricevuto solo il primo Sal (stato avanzamento lavori) e ora ci restano sul groppone circa 43mila euro, l’equivalente della seconda tranche. Altri istituti bancari hanno congelato le pratiche per poi concluderle al ritorno della liquidità», dichiara rimarcando «oltre al danno la beffa perché, tra aprile e maggio, sono state riaperte le piattaforme dedicate a professionisti e imprese, segno che i soldi sono tornati e potevano risolvere le situazioni penalizzanti che interessano tante persone nella nostra condizione – ipotizza ancora Pini – sebbene la privacy non ci permetta di accedere ai loro nomi». Al netto dell’accaduto, si dice disposto a sedersi allo stesso tavolo con la banca per trovare una soluzione. Intanto è di qualche giorno fa la proroga del decreto Omnibus fino al prossimo 31 dicembre che allarga il termine entro cui le persone potranno ricorrere al Superbonus. Altra novità? Se i crediti risultano inutilizzabili, occorre darne comunicazione all’Agenzia delle entrate.

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