RIMINI. Ex questura, la sfida dei ragazzi a entrarci e postare foto

Archivio

Il massimo del minimo lo si raggiunse probabilmente nel luglio del 2013, quando la beffa delle beffe si concretizzò con la scoperta di una piantagione di marijuana sul tetto di quella doveva diventare la mega sede della questura di Rimini. Dopo dieci anni di stato di abbandono, qualcuno aveva chiaramente capito che lì di poliziotti non se ne sarebbero mai visti e così aveva deciso di farci crescere piante di “erba”: almeno quattro i grandi vasi trovati pieni di rigogliosa - complice il sole di luglio - marijuana, già alta oltre un metro. Per trovare la piantagione era bastato seguire le tracce della terra, evidentemente caduta durante la “semina”, durante un sopralluogo di routine contro l’occupazione abusiva dello stabile, che già dieci anni fa era diventata la regola.

Da allora, e pure prima, nell’edificio di via Ugo Bassi ci è passato davvero l’universo mondo. Ci hanno soggiornato e trovato rifugio sbandati e tossicodipendenti arrivati da ogni dove ed è stato promosso a luogo di ritrovo per i peggiori teppisti del Riminese e dintorni. A nulla era servito alla vecchia proprietà fare trapelare la notizia che la mai diventata questura era protetta dall’occhio vigile delle telecamere di sorveglianza. L’“occhio” non c’è mai stato o non è mai stato vigile, tanto che la casa della polizia si era trasformata in un porto franco. Lì dentro si sono trovate siringhe dei tossici in quantità e tracce di bivacco di ogni genere. Quanto ai danneggiamenti... roba da record: lasciando perdere le scritte con lo spray, non si trova più una vetrata integra e anche nel parcheggio di fronte - quello che ora è stato recintato e dove normalmente si trova erba alta dal metro in su - non c’è più un lampione con l’oblò di vetro intatto. Un poligono di tiro, evidentemente, ma non per le forze dell’ordine.

Ora che si è sparsa la voce che quel mostruoso colosso di cemento verrà demolito - anche se ancora non è chiaro quando succederà -, è partita la corsa dei ragazzi in età da scuola media a fare la bravata di entrarci dentro come prova di coraggio. Il passaparola ha infatti animato una sorta di competizione per cui se non vai dentro alla questura non sei nessuno. Ci entrano maschietti e femminucce per un viaggio nel degrado che vale qualche punto in termini di notorietà locale. Se poi si postano le foto... allora si guadagna anche qualche punto in più. I pericoli però non mancano perché ci si possono trovare siringhe che potrebbero essere infette, vetri infranti a terra e vetrate a taglio vivo non protetto in ogni piano. E poi c’è il rischio di caduta dato che in diversi si spingono fino ai piani alti o sul tetto. Tutti elementi reali che consiglierebbero a starne lontani ma che contribuiscono a creare quell’effetto brivido che spinge i ragazzini a provarci.

La società Asi, acronimo di Ariminum sviluppo immobiliare, proprietaria della questura - prendendo atto della situazione - in attesa di potere demolire, ha sigillato il perimetro (e la sicurezza dei “confini” verrà potenziata ulteriormente). Tradotto, chi entra ora viola e invade una proprietà privata. Non solo, è stato attivato un servizio di vigilanza diurno e notturno e sono in corso i rilievi per potere attivare un adeguato impianto di illuminazione, oltre all’installazione di segnaletica per dissuadere chiunque ad entrare. Inoltre, a vigilare sull’edificio ci sono i componenti dell’associazione sportiva “Guerrieri per gioco” che lì dentro - in accordo con la proprietà - ci praticano il softair. Tirando le somme: chi ha in animo di compiere la bravata, per poi vantarsi con gli amici di essere entrato nella vecchia questura, deve tenere presente che ha buone probabilità di arricchire il palmares delle proprie imprese con una denuncia.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui