Funghi a gas spenti e sostituzione immediata delle lampade riscaldanti con nuovi modelli a minore consumo: le ultime bollette hanno fatto scattare l’allarme rosso e nei principali locali con dehor esterno è già corsa alla contromisure autunnali. Ma anche chi ha tutto al chiuso come Fabio Ubaldi con i suoi Pastrocchio e i Birrodromi 1 e 2 si interroga seriamente sul da farsi.
Coperte, rincari e nuove lampade
«Ad agosto abbiamo pagato la stessa cifra di febbraio per il riscaldamento, con la differenza che in inverno abbiamo tutto acceso e in estate quattro ventilatori. Stiamo già correndo al riparo per riorganizzandoci completamente sul risparmio», apre la fila Simone Pirone, uno dei titolari del Peacock al Borgo San Giuliano: «Stiamo sostituendo tutte le lampade riscaldanti con corpi luce a minor consumo e stessa resa: costano di più ma fanno risparmiare nel medio-lungo periodo. Sarà poi inevitabile razionalizzarne l’utilizzo in base al pubblico perché per locali come il nostro diventa altrimenti insostenibile andare avanti».
Stesse grandi manovre anche all’Osteria dei Poeti di Piazza Malatesta, come rivela il titolare Alessandro Pulis: «Stavamo ragionandoci proprio in questi giorni e non c’è altra strada che dotarsi di lampade riscaldanti a minor consumo per sostituire quelle attuali che affianchiamo ai funghi. Dobbiamo puntare su queste, che hanno un maggior costo iniziale ma si ammortizzano meglio e tarare i servizi in base ai momenti».
Funghi spenti
Aggiunge un altro elemento Loris, il titolare dell’Antica Caffetteria di Piazza Tre Martiri: «Visti i costi, non abbiamo la minima idea di come si potrà andare avanti così, di certo chi ha i funghi a gas dovrà purtroppo tenerli spenti: siamo stati i primi a lanciare le copertine e le potenzieremo per dare un rinforzo alle nostre luci ma si arriverà per forza di cose a dover alzare i prezzi perché quest’anno arriverà anche la mazzata del suolo pubblico. Ho ricevuto bollette triplicate, le sto rateizzando, ma qui non c’è purtroppo più niente di normale: c’è gente che non arriva a fine mese e chi ha utili esagerati e fa i soldi sulla povera gente e come protesta mettiamo le bollette al vetro? Cosa ci porta? In Inghilterra hanno fatto un comitato che ha già più di 100.000 iscritti e quando arriveranno a un milione di adesioni smetteranno di pagare le bollette per mettere in crisi veramente i produttori, queste sono le proteste serie mentre mi chiedo cosa facciano qui da noi le associazioni di categoria per tutelarci veramente».
Pastrocchio e Birrodromo
in allarme rosso
Lui non ha il pensiero di funghi e lampade riscaldanti per i suoi locali, ma dopo la tripla doppia gelata Fabio Ubaldi sta interrogandosi seriamente sul futuro e si è gettato in valutazioni mirate con i suoi consulenti: «Ieri mi sono arrivate bollette di giugno per l’elettricità da 18.000 euro al Pastrocchio e 15.000 al Birrodromo (il Birrodromo di Rimini, di cui siamo molto contenti perché ha avuto una bella partenza, le ha leggermente inferiori perché dotato di un impianto di ultima generazione centralizzato con centraline che gestiscono i consumi), ma mancano ancora acqua e gas e soprattutto luglio e agosto: i miei tecnici mi hanno fatto subito un previsionale che ‘parla’ di picco massimo a dicembre e gennaio, a condizioni in cui diventa impossibile pensare di resistere. Il rincaro dell’energia e del gas che non ha freni mette tutti in ginocchio: se a giugno spendiamo 30.000 euro di utenze per ogni attività, a dicembre saranno 40-45.000 ed è impossibile lavorare potendo recuperare solo l’utilizzo d’imposta al 15-20%: noi siamo abituati a programmare da qui a due anni, Stato e categorie devono mettere la nostra situazione fra le priorità e fissare un tetto massimo di prezzo. Ma un governo sotto elezioni difficilmente lo farà».
In pressing sulla politica
«Siamo un territorio atipico, che vive di turismo 365 all’anno passando dal balneare al congressuale-fieristico e questo sviluppa attività tutto l’anno. L’ipotesi ventilata di trovare un tetto massimo e soprattutto fisso ha avuto l’effetto di una doppia contrazione ieri e oggi e questo è il segnale che si può e deve intervenire, perché altrimenti non sarà un problema di funghi o lampade riscaldanti, ma di sopravvivenza generale: in tanti non riusciranno ad aprire se non alzando i prezzi in maniera incredibile, fuori controllo e fuori mercato. Ristoranti, bar, discoteche, negozi al commercio e di servizio stanno invece cercando di calmierarli perché il cliente il cui stipendio non è aumentato nonostante rincari e inflazione non può altrimenti più permettersi di andare a cena fuori, in discoteca e fra un po’ al cinema e questo sarebbe un dramma perché il tempo libero fa e deve fare parte della vita». Questa la premessa del presidente provinciale di Confcommercio Gianni Indino, che non intende replicare o commentare certe iniziative («L’albergatore che dice di far pagare 10 euro al giorno l’aria condizionata mi pare una boutade: d’inverno allora cosa fa, tiene le stanze fredde e fa pagare il riscaldamento ogni giorno?») e rivela: «Le uniche strade sono il tetto massimo dell’energia pulita e il mettere mano agli stipendi attraverso diverse azioni: contributi, cunei fiscali che nell’arco di un anno potrebbero dare una mensilità in più e crediti d’imposta anche ai dipendenti. Queste sono le proposte che come Confcommercio Nazionale stiamo portando avanti e che il 7, 8 e 9 settembre il nostro direttivo nazionale consegnerà a tutti i leader politici che incontreremo uno a uno a Roma».