Il caro carburante incide duramente sui bilanci delle imprese riminesi dell’autotrasporto. Al punto da imporsi come una delle voci di spesa maggiori. Spiega Matteo Fabbri, segretario Cna trasporti: «La situazione è davvero preoccupante. Gli oltre 2 euro al litro del costo del gasolio alla pompa in autostrada sono un vero e proprio campanello d’allarme per le oltre 900 aziende operative in provincia. Basti pensare, infatti, che il 2022 si è chiuso con un aumento medio di spesa carburante per ogni mezzo, tra tir, camioncini e furgoni, di 10mila euro rispetto al 2021. E con l’aria che tira, il 2023 rischia di essere ancora più pesante in termini di spesa». Continua Fabbri: «Se poi ci aggiungiamo anche il prezzo del pedaggio autostradale, che da gennaio 2023 è aumentato del 2% rispetto allo scorso anno, comprendiamo meglio quale possa essere lo stato d'animo delle aziende del trasporto gommato».
Consumi e prezzi
Conferma Luca Giorgi, presidente provinciale Confartigianato trasporto: «Il caro carburante sta creando molte difficoltà al comparto. Nel settore del trasporto persone, scolastico o sociale, ad esempio, vengono siglati contratti che derivano da appalti nei quali il prezzo è fissato. Ciò significa essere passati, nel post covid, da un prezzo di 1,2 euro al litro all’attuale 1,75 al litro medio ma anche oltre. Ogni mezzo, ogni giorno, consuma 25-30 litri di carburante, i giorni di scuola sono 205, per cui facendo due conti è facilmente immaginabile quanto incida un aumento improvviso di carburante».
La richiesta di taglio
Dalla lamentela alla proposta il passo è, quindi, breve. Osserva il segretario Cna trasporti: «C’è un dato che chiarisce meglio il peso che hanno le tasse sul prezzo del gasolio e della benzina. Mentre in Europa, infatti, tra accise e iva lo Stato si prende, mediamente, il 48% sul costo di un litro di carburante, in Italia lo Stato prende il 55%. E mi spiego – precisa Fabbri –: per ogni 2 euro al litro di gasolio che un camionista spende in autostrada lo Stato italiano tiene per sé 1,1 euro». Inevitabile perciò la richiesta al governo: «La premier Meloni in campagna elettorale parlò di taglio delle accise – chiosa Fabbri -. Bene, sarebbe ora che questo provvedimento venisse attuato, soprattutto quando il carburante tocca i 2 euro al litro. E non occorrerebbe nemmeno tagliare i 30 centesimi come fatto dall'esecutivo Draghi, ma adeguarsi ai livelli Ue: 48% tra accise e iva».