Rimini. Carburanti alle stelle, "ma i benzinai non ci guadagnano"

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La cancellazione dello sconto sulle accise e qualche, immancabile, manovra speculativa hanno riportato il costo della benzina e del gasolio a livelli insostenibili. Con una trentina di centesimi in più al litro, rispetto al 2022. Un combinato disposto che ha, inevitabilmente, scatenato la protesta degli automobilisti e, soprattutto, delle imprese dei trasporti. Tanto che da Roma hanno annunciato i controlli in tutta Italia ella Guardia di Finanza. Tutti col dito puntato contro i gestori dei distributori di carburanti. Seppur incolpevoli. Sottolinea Alberto Semprini, presidente della Federazione impianti di carburante aderenti alla Confcommercio. «Quando aumentano benzina e gasolio, i cittadini – afferma Semprini – pensano subito che i primi responsabili siano i benzinai. Ma non è così, perché i prezzi alla pompa, che vediamo indicati, sono imposti al gestore dai fornitori. Tra l’altro il gestore del distributore di carburante ha un guadagno fisso, che è pari a 3,5 centesimi ogni litro di benzina o di gasolio venduto. Per cui il guadagno non cambia al variare del prezzo del carburante. Ma resta invariato». Continua, quindi, Semprini: «È evidente che le accise incidono sul prezzo finale. Per cui sarebbe opportuno che il governo Meloni riconfermasse gli sconti adottati, da marzo a dicembre 2022, dal precedente governo Draghi. Se non per tutti, i 30 centesimi al litro di prima, magari per la metà: 15 centesimi al litro. Però, va anche detto, che oltre questo c’è un’altra situazione da evidenziare: qualcuno, cioè, sta provando a fare il furbo».

I furbetti

E a dimostrazione della tesi sostenuta, Semprini fa un esempio: «Al dicembre del 2021 avevamo la stessa identica condizione di oggi – spiega il rappresentante sindacale dei benzinai – ovvero tra i 73 e i 76 dollari al barile il prezzo del petrolio, 80 centesimi al litro le accise, ovvero il livello massimo. Ebbene, all’epoca la benzina costava 1,69 euro al litro e il diesel 1,58 euro al litro. Oggi, invece, siamo su 1,80 euro al litro per la benzina e 1,86 euro al litro per il gasolio. Qualcosa, insomma, non quadra. Perché è evidente che a parità di costo della materia prima e di tasse qualche azione speculativa sia in corso, altrimenti il prezzo sarebbe dovuto restare lo stesso».

La proposta

A questo punto, allora, per porre freno alle manovre indesiderate dei soliti “furbetti” e combattere, così, ogni aumento indesiderato, Semprini lancia una proposta: «Se vogliamo che i prezzi dei carburanti non lievitino oltre una certa soglia, si dovrebbe istituire un organo di controllo. E tornare, a qualche decennio fa, quando era operativo il Comitato interministeriale prezzi. Organismo governativo al quale le imprese dovevano comunicare le eventuali variazioni dei prezzi dei prodotti. Variazioni che sarebbero state accolte oppure respinte in base alla situazione contingente del Paese».

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