Rimini. Cade nel vuoto sulle Dolomiti: "Vivo per un soffio"

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«Mio figlio vivo per un soffio». Otto costole rotte. Si è conclusa così la spedizione del trentenne riminese Gianni Ghinelli che, esperto alpinista iscritto al Cai e capace di conquistato anche l’Himalaya, è volato giù mentre scalava il monte Civetta a 3.100 metri di quota, nelle Dolomiti venete in provincia di Belluno. A trattenere la corda il compagno di avventure, un toscano di una quarantina d’anni che lavora in una Ong che si occupa di problemi ambientali.

L’incidente

«È successo l’imprevedibile – racconta il padre di Gianni, l’avvocato Maurizio Ghinelli – ma almeno è stato scongiurato l’epilogo peggiore». La brutta avventura si è registrata verso le 8.40 di ieri, quando, durante una scalata come un’altra, alla fine della via Solleder – Lettenbauer, «per motivi ancora da accertare all’improvviso è uscito uno degli appigli ancorati alla roccia, un istante e si è sfilato anche il secondo, quello sottostante, così Gianni che era il primo della cordata è precipitato per 10-12 metri restando attaccato alla corda ma impossibilitato a risalire, sbattendo a più riprese contro la parete rocciosa», racconta il padre ricostruendo la sfortunata dinamica degli eventi. Avvocato nello studio del padre nonché ricercatore universitario di Diritto all’Università di Bologna alla cattedra di Procedura civile «a Gianni non è mai successo niente di brutto, perché – prosegue ancora il padre - è un ragazzo molto prudente che scala solo assieme a professionisti della roccia, senza improvvisare niente, ma studiando ogni dettaglio dal meteo alle mappe, senza tralasciare la prenotazione dei rifugi. C’è uno studio di giorni dietro a ogni spedizione. Ma l’imponderabile, un gancio che si sfila, non si può prevedere», allarga le braccia. Difficoltoso anche l’intervento dell’elisoccorso «per le nuvole dense a 3100 di altezza, in particolare presso la rientranza della roccia dove i due scalatori si trovavano, ma mentre si apprestava un soccorso a piedi, - racconta - le nubi si sono diradate e l’elicottero li ha tirati su con verricelli di 30 metri». Aggiunge: «Soffre molto per le costole rotte ora che sta cessando l’effetto degli antidolorifici, ma l’ho sentito lucido. Quanto a noi genitori ricevere la notizia è stata durissima, siamo già in viaggio e arriveremo da nostro figlio domani e all’ospedale prenoteremo le visite che consistono in un quarto d’ora al giorno». Conclude: «Difficile dire quando potrà tornare tra le vette, coltivando la passione che ha fin da bambino».

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