Rimini. Bollette alle stelle, aziende in ginocchio: aumenti

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Non sono esclusivamente le famiglie a essere preoccupate per l’aumento dei costi dell’energia che ci attende nei prossimi mesi. Anzi: per molti già arrivato nelle bollette del gas. Anche il mondo produttivo, in tutte le sue sfaccettature, non nasconde i propri timori.

Spese di produzione più elevate e non più sostenibili, infatti, non lascerebbero altre possibilità che lavorare in perdita o aumentare i prezzi di vendita.


Agricoltura

«E’ un problema soprattutto in agricoltura – commenta Giorgio Ricci, presidente di Coldiretti Rimini –. Molte volte i maggiori costi non si riescono poi a riversare sul prezzo di vendita, e quindi questo potrebbe assottigliare ancora di più il margine di guadagno per le aziende. Sarà un problema, soprattutto, quando ci saranno le celle frigorifere in azione in primavera/estate, quando inizia la produzione in campo. E l’irrigazione è un altro problema di costi da sopportare».

«C’è preoccupazione, dovuta al fatto che il costo dell’energia si traduce in costi di produzione più alti – aggiunge Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna –. Ci auguriamo, anche se non la vediamo dietro l’angolo, che ci sia una normalizzazione nel più breve tempo possibile, perché è evidente che è frutto anche di manovre speculative. Ma quello che ci preoccupa, soprattutto, è che c’è una tendenza abbastanza forte a non voler aumentare i prezzi dei prodotti finiti. E’ lodevole, per carità, se il distributore finale non aumenta i prezzi, perché qualcuno non spende di più. Però, dall’altra parte, questa differenza qualcuno la deve pagare. E come mondo agricolo ci troviamo spesso a doverci fare i conti. Se la grande distribuzione tende a fare questo tipo di politica, ma aumentano i costi di produzione, si fa fatica a trovare delle soluzioni. Con tutte le ripercussioni che ci sono».


Artigianato e industria

«Siamo molto preoccupati – continua Davide Ortalli, direttore di Cna Rimini –. E a livello nazionale la nostra confederazione sta facendo tutte le azioni di lobby possibili immaginabili perché il Governo si faccia carico di contenere, nel limite del possibile, questo aumento che le imprese non sono nelle condizioni di sostenere, perché si lavora già a margini ridottissimi e si viene fuori da un periodo molto complicato, tuttora non superato. Peraltro, su questo tema il nostro Paese sconta già uno svantaggio competitivo nei confronti di altri Paesi europei come Francia e Germania. E’ un problema sul problema, soprattutto per le imprese che hanno un mercato internazionale».

E il rischio è la crescita, a cascata, dei prezzi per i consumatori: «Ci troviamo in un momento di ripartenza della domanda, e presentarsi con gli aumenti è sempre un po’ antipatico – osserva Davide Cupioli, panificatore e presidente di Confartigianato Rimini –. Se il periodo (dei rincari, nda) fosse un mese, magari uno in qualche maniera riesce anche a tamponarli. Però, visto che questi rincari si protrarranno, è inevitabile che uno faccia la decomposizione del prezzo del prodotto. E dispiace. Purtroppo subiamo delle dinamiche che vanno oltre il nostro territorio».


Pubblici esercizi

«Un’altra mazzata che ci crolla sulla testa. Speriamo di rimanere in piedi – prosegue Gaetano Callà, presidente di Fipe-Confcommercio Rimini –. Ho sempre sostenuto che in ogni attività abbiamo un socio occulto, che è lo Stato, con tutti questi balzelli. In queste condizioni, non so se si riuscirà ad andare avanti. Spero che il Governo ci metta un freno, altrimenti rischiamo di chiudere tutti. E spero che ci sia una revisione completa dei costi del lavoro, perché in Italia è impossibile lavorare in queste condizioni. Gli aumenti sono sproporzionati, perché stanno arrivando delle batoste paurose».

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