Rigassificatore Ravenna, i vigili del fuoco: "L'impianto è sicuro" - Gallery

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RAVENNA - Secondo le prime indagini dei vigili del fuoco, coinvolti nel processo di autorizzazione del rigassificatore di cui si è parlato pubblicamente per la prima volta ieri sera al palazzo dei congressi di Ravenna, non ci sono scenari tali per i quali un incidente alla nave possa provocare effetti sulla città. «Non è credibile che ci sia un incidente rilevante che metta a rischio la popolazione», dice Michele De Vincentis, direttore regionale del Corpo. Lo studio degli scenari degli analisti di rischio hanno evidenziato come, nella peggiore delle ipotesi, un incidente avrebbe un impatto massimo di 418 metri dalla nave. Ma anche in questo caso si tratta di eventualità molto improbabili. Avere la nave ad 8 chilometri dalla costa è quindi un fattore di rischio in meno per la città, a cui si aggiunge anche la sicurezza intrinseca del Gnl stesso, un gas allo stato liquido e quindi non in pressione. «In Emilia-Romagna – ha spiegato il comandante – ci sono 50 attività a rischio rilevante che hanno tecnologie che ci impegnano molto di più».

Rassicura tutti anche il comandante della Capitaneria di porto Francesco Cimmino: «Abbiamo simulato tutte le ipotesi meteomarine di vento e di onde, prevedendo tutti gli scenari. Posso garantire che su queste navi che chi è a bordo ha competenze per lavorare su questo tipologia di navi. Stamattina (ieri ndr.) ho dato il parere favorevole al progetto durante una riunione che ha trovato il placet di tutte le amministrazioni dello stato». Ci sarà un’ordinanza per disciplinare le manovre di accosto e di ormeggio alla nave. Come misura precauzionale ulteriore ci saranno quattro rimorchiatori e due piloti a bordo delle navi.


Elio Ruggeri, amministratore unico di Snam Fsru, ha illustrato il progetto – i cui dettagli sono già emersi nei giorni scorsi – spiegando che l’impianto a terra, che sarà a qualche centinaia di metri da via dell’Idrovora, sarà in un’area «in cui non avviene nessuna operazione industriale ma un'azione di filtraggio e di misura. Sarà all’interno di un'area di 90 ettari che acquisiremo e rimboschiremo con arbusti già cresciuti e che cederemo al Comune dopo qualche anno». Breve l’intervento di Ermanno Errani ha comunque ricordato che la centrale a terra «avrà un suo piccolo impatto» e sarà oggetto di un’autorizzazione unica ambientale. Michele De Pascale, infine, ha spiegato che saranno studiate altre misure compensative per Punta Marina, ovvero «un intervento di rigenerazione urbana che il paese chiede da molto tempo».

Le argomentazioni non hanno però convinto le persone che contestavano il progetto, tra cui l'imprenditore balneare Luca Rosetti (promotore della raccolta firme), l'attivista Cinzia Pasi e Antonella Rustignoli, cittadina di Punta Marina che abita a poche centinaia di metri dall'impianto a terra. Un gruppo di persone fuori dalla sala ha contestato il progetto, rimanendo nei limiti della protesta colorita ma civile. Proprio di fronte all’ingresso della sala si erano concentrati gli slogan dei movimenti della sinistra radicale che alla fine si sono limitati a srotolare qualche striscione polemico nei confronti del progetti e di Eni e Snam. Delusi dal mancato arrivo del presidente della Regione Bonaccini hanno poi acceso un paio di fumogeni. Dall’altra parte di largo Firenze c’era invece il fronte ambientalista; in tutto un’altra ventina di contestatori dell’impianto che sorgerà davanti alle coste di Punta Marina. A osservarli un servizio di sicurezza discreto ma numeroso di polizia e carabinieri che si è limitato a monitorare la situazione senza dover mai intervenire. Anche ieri comunque, così come sabato scorso durante la manifestazione indetta dal fronte del no, la partecipazione è stata piuttosto contenuta, con una presenza stimabile nell’ordine delle poche decine di persone.

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