Elezioni a Riccione. La sindaca uscente Tosi: "Una farsa, hanno vinto i comunisti"

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Accetta la sconfitta Stefano Caldari. Il candidato del centro destra fa i complimenti alla sua squadra e a Daniela Angelini, nuova sindaca di Riccione. Soprattutto non cerca scuse. «Prendo atto - argomenta subito - non mi piace nascondermi dietro la bassa affluenza che ha penalizzato entrambi. Si vede che la città ha voluto cambiare, adesso si apre la fase delle analisi, cercheremo di capire e poi ripartire». Quando la coalizione che ha governato perde, è facile pensare a una bocciatura. «Io sono molto contento del lavoro svolto, prendo atto del cambio, sicuramente abbiamo sbagliato qualcosa perché non è mai solo colpa di altri». Ora si mette alla guida dell’opposizione, continuerete le vostre battaglie a partire dal Trc, oppure cambierà qualcosa? «Noi siamo coerenti da sempre». Se Caldari si incammina lungo la strada più dialogante, ci pensa Renata Tosi, sindaca uscente e grande alleata di Caldari, a tirare fuori il pepe. «È stata una campagna elettorale farsa - attacca subito -. Hanno messo le liste civiche intorno al Partito democratico solo per ingannare la città, Daniela Angelini ha fatto finta di essere civica. Hanno rubato il consenso, non si può parlare di candidato civico quando se va bene in consiglio comunale i civici saranno due o tre». Resta il fatto che Riccione ha scelto un’altra strada. «Si vede che agli elettori piace essere governati da Bologna e da Rimini, bisogna prenderne atto. Non sarà un caso se nella sede elettorale dell’Angelini sono arrivati a festeggiare l’ex sindaco Gnassi, il sindaco Sadegholvaad e altre figure riminesi di secondo piano. Avevamo avuto otto anni di libertà, adesso sono tornati loro, quelli del Pd, i comunisti». Va bene il finto candidato civico, come lo definisce lei, ma qualcosa che non ha funzionato ci sarà? «Ovvio, un po’ di colpe le abbiamo, non siamo riusciti a portare i nostri elettori alle urne, gran parte dell’astensione è nostra, si vede che non li abbiamo motivati abbastanza. Peccato, si torna indietro, noi avevamo portato libertà, una ventata di freschezza, vorrà dire che con il Pd si torna indietro, si torna all’immobilismo, ma se alla città piace così va bene. Quando definivo l’Angelini la candidata del Pd e lei si risentiva, dove sbagliavo? Devono dirmi dov’è il civismo, hanno voluto fare finta di avere la nostra impronta, ma hanno avuto un partito come il Pd che si è mosso nell’ombra e ora metterà nell’angolo il sindaco, adesso voglio proprio vedere chi nominerà la giunta». La sua premessa, quella dello “scippo” elettorale, di fatto toglie dal campo l’ipotesi che dopo anni di amministrazione con lei alla guida, la città ha scelto di cambiare e quindi “bocciare” il suo operato. «Potrebbe essere così se le cose fossero andate in maniera più chiara, con una simile campagna elettorale, con il Partito democratico nascosto, molti si sono confusi. Ora si torna all’immobilismo e mi dispiace soprattutto per un fatto, si perderanno i soldi del Pnrr».

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