Ravenna, via a “Dante. Gli occhi e la mente”

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Inaugura oggi la prima delle tre mostre dedicate a Dante Alighieri nell’ambito del progetto “Dante. Gli occhi e la mente”, ideato dal Comune di Ravenna, Assessorato alla cultura, dal Museo d’Arte della città di Ravenna e dalla Biblioteca Classense in occasione del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri.

“Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante”, alla biblioteca Classense dal 12 settembre al 10 gennaio 2021, ripercorre attraverso documenti e reperti le tappe fondamentali del sesto centenario dantesco ed è a cura di Benedetto Gugliotta, responsabile dell’ufficio tutela e valorizzazione della biblioteca Classense, che così la illustra: «La mostra ripercorre, per rapidi tocchi, le celebrazioni del sesto centenario. In particolare, ho rintracciato l’inizio di certe ritualità in alcune altre manifestazioni pubbliche, cioè nelle cosiddette “Feste dantesche” del 1908. Nel settembre del 1908 convennero a Ravenna i rappresentanti di varie comunità di italiani, su impulso della Società Dantesca, a cui si aggiunsero esponenti provenienti dalla Venezia Giulia e dalla Venezia tridentina e in quella occasione nacque la ritualità dell’offerta dell’olio. Per i sentimenti di italianità e per il forte desiderio di raggiungere un’unità d’Italia completa, i triestini fecero un concorso per la realizzazione di un’ampolla, che tutt’ora si trova dentro al tempietto del Morigia. L’opera, che ha uno stile fra il medievale e lo jugendstil, presenta cinque figure di donne, che rappresentano le terre allora irredente, con una simbologia che poi viene raccontata in mostra, di derivazione biblica: un’immagine di dolore e di aspirazione di unirsi all’Italia. Da notare che, in quell’occasione, l’olio non era fiorentino ma proveniva dai colli istriani: al sindaco di Firenze spettò l’onore di accenderlo».

Quali sono gli altri eventi su cui si concentra il percorso espositivo?

«La mostra prende le mossa da questo evento, per poi continuare con le diverse fasi del sesto centenario, fra le quali particolarmente rilevante l’inaugurazione della Sala Dantesca, quello stesso anno, oggi conosciuta come Sala Olschki dal nome dell’editore e della celebre collezione libraria a tema dantesco che fu acquisita dalla biblioteca Classense e presentata in quella occasione. Fu Corrado Ricci a favorire l’acquisto di questa biblioteca, definita “monumento di vivida coltura”, vale a dire un omaggio a Dante più vivo di qualsiasi monumento si fosse pensato di realizzare in suo onore. La mostra si concentra quindi su questa collezione, con importanti traduzioni delle opere dantesche. È del 1911 la cosiddetta “Commedia” monumentale, un’edizione della Divina Commedia pubblicata da Olschki in occasione del cinquantenario dell’unità d’Italia, di cui esponiamo un rarissimo esemplare stampato su pergamena, accanto ad un esemplare autografo di Gabriele D’Annunzio che ne scrisse il proemio».

E quali i pezzi più importanti che i visitatori potranno ammirare?

«Fra i pezzi più rilevanti esposti in mostra, ci sono i tre sacchi donati da Gabriele D’Annunzio nel ’21, che recano il motto “Inclusa est flamma” che da il nome alla mostra; contengono foglie d’alloro scelte nei dintorni della villa di Cargnacco, che non era ancora di sua proprietà e che sarebbe divenuta il Vittoriale. I sacchi vengono mandati tramite tre aerei che partono da un campo vicino Brescia e recano una decorazione realizzata da Alfonso De Carolis, altro personaggio celeberrimo in Italia in quel periodo, grande artista, disegnatore e decoratore. I tre sacchi furono alla testa del corteo delle celebrazioni nel 1921. Nell’occasione il sindaco Buzzi lesse un messaggio dello stesso D’Annunzio, davanti ad una folla di ventimila persone. Ma la festa fu turbata dalla cosiddetta “Marcia su Ravenna” degli squadristi fascisti, circa tremila persona si diedero a violenze poi stigmatizzate da alcune forze politiche. Infine, in mostra ci sarà anche il bellissimo manifesto ufficiale delle celebrazioni del 1921, di Galileo Chini, opera abbastanza poco nota che conserva, oltre alla parte che raffigura Dante, il testo originale dettato dall’allora presidente della Società Dantesca Italiana Isidoro Del Lungo».


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