Ravenna, un 3 sul registro, poi urla e insulti a studentessa in classe: prof condannata

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Un’interrogazione finita male: voto 3 sul registro. Di fronte alle rimostranze della studentessa, convinta in lacrime di meritare una valutazione migliore, la professoressa ha perso le staffe. Non solo le avrebbe risposto alzando la voce al punto da essere sentita dalle altre classi, ma avrebbe affilato le parole infierendo sull’alunna, anticipando pure la fine della lezione. Una reazione che è costata cara a un’insegnante del Liceo Classico di Ravenna. Dopo la denuncia sporta dalla ragazza, la docente, una 60enne originaria di Comacchio ma residente in città, ha ricevuto un decreto penale di condanna: l’accusa di abuso di mezzi di correzione ha comportato una pena pecuniaria di 2.250 euro, alla quale si sommano le spese processuali.

Urla in classe

I fatti risalgono al 4 giugno 2021, in un periodo scolastico ancora marchiato da mascherine in classe e didattica mista tra studenti presenti in aula e in parte collegati da casa in dad. In un contesto di rapporti probabilmente già incrinati, la prof aveva chiamato l’alunna per un’interrogazione di storia. Non era andata come si aspettava. E così si era messa a piangere chiedendo spiegazioni all’insegnante, che tuttavia aveva replicato con una nota sul registro: “La studentessa risponde in continuazione con veemenza non accettando le valutazioni pregresse”. Letto il richiamo disciplinare la giovane non era stata in silenzio, facendo notare alla docente che non intendeva contestare il voto bensì capirne il criterio, mostrandosi comprensibilmente risentita per via della nota. Sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in un’aula dove occhi e orecchie non mancavano. Le parole proferite dall’insegnante, così come riportate nel capo d’imputazione, valicano i limiti della più che lecita ramanzina in un contesto didattico, a prescindere dal rendimento o dall’atteggiamento tenuto da uno studente. L’avrebbe apostrofata come “ Carogna, parassita, maleducata”, continuando così: “ È meglio che stai a casa a farti mantenere dai tuoi genitori anziché venire qui a scaldare la sedia, hai scaldato la sedia per 12 mesi, spero di non rivederti più in questa scuola, se ti ritroverò farò in modo di farti passare un anno da incubo”.

Lezione interrotta

A quel punto la professoressa avrebbe chiuso il collegamento meet con gli studenti a casa. Fra lo sconcerto dei presenti, pure un altro compagno di classe sarebbe stato bersagliato dalla sfuriata della prof, con commenti legati al suo aspetto fisico; la 60enne lo avrebbe invitato a mettersi a dieta, a smettere di mangiare pizza. Si sarebbe infine rivolta nuovamente all’alunna redarguita, avvicinandosi a lei e scimmiottando a ripetizione le sue stesse parole, “ volevo sapere perché mi dà questa nota”. Le urla si sarebbero interrotte solo con l’ingresso in aula della vicepreside, preoccupata dal tono della voce percepito dal corridoio. Alla fine la lezione era terminata in anticipo; l’insegnante aveva concesso alla classe di tirare fuori le merendine. A tutti, fuorché alla ragazza presa di mira. Dopo qualche giorno la minore distanza si è decisa a presentare querela, sottolineando pure le difficoltà vissute in quel periodo, tra tamponi, covid e quarantena. Citata a giudizio, per la docente difendersi nel merito delle accuse avrebbe significato affrontare il processo con un pubblico dibattimento. Così ieri mattina, tramite il suo legale, l’avvocato Giacomo Scudellari, l’insegnante ha rinunciato di fronte al giudice Tommaso Paone a opporsi al decreto penale, accettando così la condanna.

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