Sarebbe accaduto tutto a Loreto. Meta di vacanza con figlioletto in età d’asilo e babysitter adolescente (nemmeno 15enne) al seguito. Un viaggio tutt’altro che spirituale, come potrebbe invece suggerire la meta. L’uomo infatti, un 50enne residente nel Ravennate, avrebbe convinto la ragazzina a esibirsi in uno spogliarello davanti al bimbo, improvvisandosi regista di un filmino a luci rosse. Il processo nei suoi confronti si sarebbe dovuto chiudere giovedì scorso con rito abbreviato, e in quell’occasione l’imputato difeso dall’avvocato Gabriele Bordoni era chiamato a rispondere di detenzione e produzione di materiale pedopornografico, oltre al reato di corruzione di minorenne. Invece, ancor prima di chiedere la pena, il pm ha contestato un nuovo capo d’imputazione: vale a dire il reato di pornografia minorile, per avere utilizzato la giovane per realizzare “esibizioni o spettacoli pornografici”, producendo dunque materiale osé. Nel decreto di giudizio immediato notificato all’uomo nel marzo scorso, non era stata indicata come parte offesa la baby sitter, una ragazza residente nel Ferrarese. Pertanto ora il processo dovrà ripartire con una nuova udienza davanti al giudice per le indagini preliminari.
Migliaia di foto proibite
A dare il via all’inchiesta, verso la fine dello scorso anno, era stata l’ex compagna dell’imputato (tutelata dall’avvocato Nicola Casadio).
Sbirciando nel tablet dell’uomo, aveva notato la frequentazione di alcuni siti pedopornografici. Allarmata, aveva riferito la cosa ai Servizi sociali (ora pronti a costituirsi parte civile con l’avvocato Christian Biserni), i quali avevano poi esteso la segnalazione alle forze dell’ordine. Era così scattata la perquisizione e il sequestro dei dispositivi mobili, fra smartphone, tablet e due hard disk di proprietà del 50enne. La consulenza tecnica affidata dalla Procura di Bologna all’ingegnere Giuseppe Ferraro aveva portato alla luce un database votato alla pedopornografia, meticolosamente catalogato:
oltre 13.600 foto e 252 video in uno, ai quali si sommavano altri 690 gigabyte di materiale della stessa natura, suddiviso in cartelle titolate con riferimenti all’età dei minori coinvolti (“1Y”, “2Y” e via dicendo). Un quantitativo tale da costituire secondo l’accusa un’aggravante specifica. Fra i file anche il filmino fatto allo spogliarello integrale della babysitter, che comporta ora l’ulteriore aggravante del dominio psicologico esercitato dall’adulto su di lei, oltre all’avere usato il figlio minore per il video. Di fatto, la ragazza passa così da una parte all’altra della scabrosa vicenda; inizialmente indagata come atto dovuto, la sua posizione è stata stralciata e archiviata. Ora, potrebbe costituirsi e chiedere a sua volta i danni.