Ravenna. Si assenta dal carcere durante il turno per fare la spesa

Un’assenza di pochi minuti, certo, ma in un luogo in cui non ci si può permettere un attimo di distrazione: il carcere di Ravenna. Rischia di farne le spese un agente di polizia penitenziaria, accusato di avere violato il Nuovo ordinamento dell’amministrazione della pubblica sicurezza. Una legge del 1981, estesa anche alle divise presenti nella casa circondariale, che all’articolo 72 punisce l’abbandono del posto di servizio. Ieri il vice procuratore onorario Annalisa Folli ha chiesto la condanna a 8 mesi ripercorrendo l’intera vicenda, datata 7 dicembre del 2019.
La difesa
Sarebbe stato lo stesso operatore del carcere ad ammettere la propria uscita. Secondo l’accusa, si sarebbe allontanato senza avere ottenuto la necessaria autorizzazione, compilando «un foglietto». All’epoca la questione era sorta alla luce di un barbecue fatto tra colleghi la sera stessa. E qualcuno aveva riferito della pausa pomeridiana fatta dalla guardia con tanto di rientro con i sacchetti della spesa. Un’assenza pur segnata in un foglietto e durata pochi istanti, facendosi “coprire” da un altro operatore e pertanto senza creare alcun pericolo di sorveglianza, ma ad ogni modo ritenuta arbitraria ed effettuata secondo l’accusa infrangendo il regolamento.Difeso dall’avvocato Monica Miserocchi, l’imputato ha spiegato le ragioni di quell’uscita, definendola un’emergenza per andare dalla figlia che non si sentiva bene. In merito a tale circostanza la difesa ha anche depositato documentazione attestante la situazione di famiglia imprevista. L’imputato, inoltre, quella sera sarebbe stato il più alto in grado e avrebbe passato il testimone a un collega solo per pochi minuti. Inoltre avrebbe compilato un modulo cartaceo (di cui però non è stata trovata copia), poi lasciato in una cartellina come da prassi in attesa della firma del comandante, possibile anche a posteriori, così come riferito da 12 agenti di polizia penitenziaria sentiti nel corso del processo davanti al giudice Tommaso Paone. Altra argomentazione nell’arringa difensiva, il fatto che l’abbandono del posto di servizio prevederebbe l’allontanamento arbitrario e un pericolo delle istituzioni, in questo caso del carcere. Situazione di rischio che, a parere del legale, non si sarebbe creata. Per questo la difesa ha chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. La sentenza è attesa o ottobre. FED.S.