Ravenna, foto porno alla nipotina minorenne: assolta la nonna

Archivio

Le fotografie della nipotina di 6 anni nuda presenti nel telefono, per quanto discutibili, sono state già oggetto di una richiesta di archiviazione. Quanto al fulcro delle accuse che vedevano a processo una nonna di 62 anni, vale a dire la detenzione di materiale pedopornografico, ieri è arrivata l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. In altre parole, significa che quelle immagini e video presenti nel dispositivo in uso all’imputata, non ritraevano minorenni in atteggiamenti sessualmente espliciti. Si è chiuso così, ieri mattina, il processo nei confronti di una ravennate finita sotto inchiesta ai primi dell’estate del 2020.

Risale al 13 giugno di quell’anno un episodio che diede il via all’indagine. Ascoltando una telefonata in viva voce tra la bambina e il padre, la madre della piccola era rimasta sorpresa quando l’ex compagno aveva avvertito la figlia con una frase: “La nonna ti vede”. Facendo una ricerca su internet, aveva scoperto l’esistenza di un profilo Facebook con il nome della bambina ma con le credenziali d’accesso della nonna paterna. La mamma aveva pertanto controllato il telefono che la 62enne aveva regalato il mese prima alla minore trovandovi alcune immagini spinte, tra foto di dildo e adulti ritratti nudi o in atteggiamenti sessuali espliciti.
Nel corso del processo, anche la psicologa che stava seguendo la bambina per via della separazione dei genitori, aveva riferito di avere colto «qualcosa di non detto» riguardo il tempo trascorso con la nonna.


Consulenti a confronto


Le indagini avevano portato al sequestro del cellulare della donna, sottoposto a una specifica analisi forense, il cui esito è stato reso noto ieri dal consulente della procura, Luca Mercuriali, e della difesa, Mirko Valenti, incaricato dagli avvocati Emanuela Rijillo e Dina Costa (sostituita ieri dalla collega Alessandra Venturi). Accertamenti risultati in linea, nello specifico, relativamente a quattro immagini ritenute in prima battuta dall’accusa penalmente rilevanti. Quelle foto non appartenevano alla galleria del cellulare in quanto file non scaricati volutamente, ma memorizzati in automatico in cartella non visibile al telefono per visualizzare più rapidamente pagine web. A ciò, il consulente della difesa ha aggiunto che sì, quelle immagini condurrebbero su precisi siti pornografici, ma tali piattaforme sono caratterizzate da policy stringenti in fatto di materiale ritraente minori. Improbabile dunque che i protagonisti di quelle scene fossero minorenni, o quantomeno, sarebbe impossibile stabilirlo con esattezza senza un accertamento antropometrico.
All’esito della discussione l’accusa chiedeva la condanna a 3 mesi di reclusione. Il giudice Natalia Finzi si è però pronunciata con sentenza di non colpevolezza.

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